“Qui diventa come il giorno dei morti”: ecco chi minacciava commerciante vibonese

manette newSono accusati di usura ed estorsione, reati aggravati dalle modalità mafiose ai danni di un commerciante vibonese. I fermati di questa mattina nell'operazione "Insula" condotta dai Carabinieri in coordinamento con la Dda di Catanzaro, tutti ritenuti contigui alle cosche della 'ndrangheta dei Bellocco, Lo Bianco e Fiarè, sono: Salvatore Furlano, di 46 anni; Damiano Pardea (29), Gaetano Cannatà (40) e Francesco Cannatà (38), tutti di Vibo Valentia; Alessandro Marando (38), di Rosarno, e Giovanni Franzè (52), di Stefanaconi.

"Se ti vedo ti scasso la pancia". Era questa una delle minacce alla vittima dell'usura da parte degli arrestati. Per ottenere il pagamento dei prestiti, minacciavano gravi ritorsione anche nei confronti dei familiari del commerciante in difficoltà.
"Per colpa tua sto facendo brutta figura con tutte le persone; vedi di onorare gli impegni presi altrimenti qui diventa come il giorno dei morti", gli dicevano ancora.

Chiaro anche l'invito a non rivolgersi alle forza dell'ordine: "Non ti azzardare a denunciarmi, altrimenti dove ti trovo ti spacco e tieni conto che ho anche quel pezzo di carta che mi tutela".

Quando il commerciante ha deciso di non mostrarsi in pubblico per un certo periodo di tempo, i suoi creditori, nel tentativo di rintracciarlo, hanno cercato di recuperare il numero di telefono del figlio e ipotizzato una spedizione punitiva a casa sua in stile "arancia meccanica".

"Vibo Valentia è il territorio con la più alta percentuale di fenomeni usurari in Italia e quello che abbiamo portato alla luce in questi anni è solo la punta dell'iceberg" ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, nel corso della conferenza stampa per illustrare gli esiti dell'operazione.

Un piano per rintracciare l'imprenditore che avevano messo sotto usura e del quale non avevano più notizie da giorni era stato ideato da tre dei sei fermati nell'ambito dell'operazione compiuta stamane dai carabinieri a Vibo Valentia. Il particolare emerge dal provvedimento di fermo eseguito dai carabinieri ed emesso dalla Dda di Catanzaro. Il piano consisteva nel cercare di adescare su facebook il figlio di 10 anni della vittima. Per farlo avevano deciso di creare un profilo falso di una ragazzina e chiedere l'amicizia al minorenne. Successivamente, attraverso un software, volevano individuare la posizione del ragazzo e dell'imprenditore e quindi recuperare il denaro prestato ad usura. Ad agire sarebbero stati i fratelli Francesco e Gaetano Antonio Cannatà che si sarebbero inoltre rivolti ad un altro dei fermati, Alessandro Marando. I tre avrebbero ipotizzato di prendere contatti con la segretaria della scuola "Garibaldi", frequentata dal figlio della vittima, per capire, in particolare, se era stato richiesto un nulla osta al trasferimento del bambino verso un altro istituto, temendo che l'imprenditore fosse stato trasferito in una località protetta

I provvedimenti di fermo, eseguiti dai carabinieri, sono stati emessi dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo.
Bombardieri, nel corso della conferenza stampa, ha esortato i commercianti a trovare il coraggio di segnalare i propri aguzzini alle forze dell'ordine. "Denunciare gli usurai - ha aggiunto - è possibile perchè bisogna capire che dal fallimento si può venire fuori, ma se si resta sotto ricatto si fa il gioco di questi malviventi che arrivano a sottrarre tutto il patrimonio della vittima. Lo Stato ha dimostrato anche in questa occasione di essere presente e di agire in breve tempo, tant'è che dalla denuncia ai fermi sono passati circa cinque mesi".