“Affaire Zappalà”: condannato il cancelliere Guglielmo. Trasmessi atti per Pontorieri

zappala santi arrestodi Claudio Cordova - "Forse in questa città c'è stato un momento in cui le cose sono cambiate". E' una sorta di computo finale della decennale esperienza reggina quello che il pm Giovanni Musarò ha fatto alla vigilia del proprio trasferimento a Roma, esponendo le tesi dell'accusa nel procedimento celebrato contro il cancelliere della Corte d'Appello di Reggio Calabria, Agatino Guglielmo, detto "Antonello", coinvolto nell'affaire Zappalà, con i tentativi che la famiglia dell'ex sindaco di Bagnara Calabra avrebbero messo in atto per tirar fuori dal carcere il congiunto, arrestato e condannato per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose, a causa delle visite nella casa di Bovalino del boss Peppe Pelle, cristallizzate nell'indagine "Reale".

Parole che hanno convinto il Collegio, dato che Guglielmo è stato condannato a due anni e sei mesi, in accoglimento delle tesi avanzate dal pm Giovanni Musarò. Guglielmo è stato condannato per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Il cancelliere, infatti, oltre a interessarsi per la situazione giudiziaria di Zappalà, avrebbe anche paventato alla famiglia la possibilità di essere intercettata. Il Collegio ha anche disposto la trasmissione degli atti in Procura nei confronti dell'ex presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Franco Pontorieri, che adesso rischia l'imputazione per falsa testimonianza.

La requisitoria dell'accusa (rappresentata anche dal pm Antonella Crisafulli - ha ripercorso le fasi d'indagine, ma anche ciò che è emerso nel dibattimento.

Dopo l'arresto di Santi Zappalà, avvenuto alla fine del 2010, i parenti del politico del Popolo della Libertà, nei colloqui captati dalle cimici del Ros, si chiederanno se stiano funzionando i contatti tra il cugino "Antonello" (che dovrebbe dare loro notizie di prima mano) e il "Presidente" (indicato dai conversanti gonfiando il petto e inarcando le braccia, alludendo alla sua stazza). Personaggio rimasto oscuro per diverso tempo, tale "Presidente" verrà poi identificato nel magistrato in pensione Franco Pontorieri.

Proprio con riferimento alla figura di Pontorieri, arrivano i passaggi più interessanti delle argomentazioni dell'accusa, accolte dal Tribunale. Per Pontorieri, magistrato assai noto in città, una vera e propria celebrità, arriva infatti la trasmissione degli atti per falsa testimonianza, a causa della deposizione resa nel procedimento alla fine del 2013. Una decisione clamorosa per il personaggio coinvolto, ma non evidentemente per i fatti: la deposizione di Pontorieri, infatti, verrà definita più volte "imbarazzante" dal pm Musarò, che chiederà la trasmissione degli atti. Una carriera importante, quella di Pontorieri, che dopo gli anni da presidente del Tribunale di Reggio Calabria (dal 1986 al 1995) troverà ulteriore lustro presso la Suprema Corte di Cassazione.

Una carriera che adesso però viene ricoperta da nubi piuttosto grandi.

Secondo l'impostazione accusatoria, infatti, Pontorieri si sarebbe interessato per alleviare la misura cautelare nei confronti di Zappalà. Un interessamento che sarebbe avvenuto grazie alla conoscenza, anzi, amicizia, di lunga data con il cancelliere Agatino Guglielmo. La deposizione di Pontorieri, che sui termini generali filerà inizialmente liscia, inizierà a scricchiolare assai quando il pm Musarò contesterà al magistrato i tabulati raccolti in sede di indagine e, poi, attraverso un'attività integrativa svolta dal Maggiore Leandro Piccoli e dagli uomini del Ros dei Carabinieri di Reggio Calabria. Dal 28 maggio 2010 al 21 dicembre 2010 (data dell'arresto di Zappalà) i contatti certificati tra Guglielmo e Pontorieri saranno 26. Molti di più, oltre 40, sarebbero stati invece i contatti tra Guglielmo e Pontorieri nei mesi successivi all'arresto di Santi Zappalà. Il tutto per un totale di 69.

Una vicenda in cui emergerà anche la figura dell'allora Gip Roberto Carrelli Palombi, approdato in Cassazione dopo un breve periodo in riva allo Stretto. Nella sua relazione, Carrelli Palombi racconterà di essere stato avvicinato proprio da Pontorieri che gli avrebbe sottoposto la "questione" riguardante Zappalà.

Ma questo accadrebbe solo dopo.

In mezzo, infatti, vi sarebbero stati diversi contatti telefonici nel periodo della complicata fase cautelare vissuta nel carcere di Nuoro da Zappalà. Molto più dei due o tre contatti riferiti in aula da Pontorieri. Tanti contatti telefonici tra Pontorieri e il Gip Carrelli Palombi. Telefonate che, nella maggior parte dei casi, seguono o precedono i contatti tra Pontorieri e Guglielmo che, nell'impostazione accusatoria, sarebbe stato l'avamposto della famiglia Zappalà per ottenere la scarcerazione. I contatti – tanto quelli con Guglielmo, quanto quelli con Carrelli Palombi - si incastrano spesso e volentieri nei giorni antecedenti alle date più importanti della vicenda Zappalà: quelle delle dimissioni da consigliere regionale, della richiesta di scarcerazione e del rigetto della stessa.

Una vicenda ingarbugliata, in cui secondo il pm Musarò si sarebbero intrecciati alcuni sistemi di potere. Musarò ricorderà come Guglielmo fosse in grado di avere informazioni riservate di prima mano, ma ricorderà le levate di scudo dei colleghi cancellieri nei periodi più difficili per l'imputato. E' per questo che il pm parla di "un periodo in cui le cose sono cambiate" a Reggio Calabria. Un periodo in cui determinati grumi hanno seriamente rischiato di essere distrutti: su tutti, il caso del commercialista-spione, Giovanni Zumbo. Momenti in cui l'impunità di qualcuno ha seriamente rischiato di cadere: "Avrei voluto che tanti altri fossero imputati accanto a Guglielmo" dice il pm Musarò.

Dà l'impressione di aver intuito e capito tutto quello che è rimasto sotterraneo nell'indagine. Ma non tutto può essere provato in un'aula di Tribunale. Per adesso a pagare è solo Agatino Guglielmo.