Affaire Zappalà: l’imbarazzante deposizione del presidente Pontorieri

zappala santi arrestodi Claudio Cordova - L'imbarazzo dell'aula12 del Cedir di Reggio Calabria si tocca con mano. Dai silenzi, dagli sguardi, dagli atteggiamenti. Quando l'ex presidente del Tribunale, Franco Pontorieri, percorre i pochi metri che lo portano al banco dei testimoni, dove la Procura lo ha chiamato per deporre nel processo contro il cancelliere Agatino Guglielmo detto "Antonello", coinvolto nell'affaire Zappalà, i tentativi che la famiglia dell'ex sindaco di Bagnara Calabra avrebbero messo in atto per tirar fuori dal carcere il congiunto, arrestato e condannato per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose, a causa delle visite nella casa di Bovalino del boss Peppe Pelle, cristallizzate nell'indagine "Reale".

Dopo l'arresto di Santi Zappalà, avvenuto alla fine del 2010, i parenti del politico del Popolo della Libertà, nei colloqui captati dalle cimici del Ros, si chiederanno se stiano funzionando i contatti tra "Antonello" (che dovrebbe dare loro notizie di prima mano) e il "Presidente" (indicato dai conversanti gonfiando il petto e inarcando le braccia, alludendo alla sua stazza). Personaggio rimasto oscuro per diverso tempo, tale "Presidente" verrà poi identificato nel magistrato in pensione Franco Pontorieri.

Una carriera importante, quella di Pontorieri. Che dopo gli anni da presidente del Tribunale di Reggio Calabria (dal 1986 al 1995) troverà ulteriore lustro presso la Suprema Corte di Cassazione. Insomma, a Reggio Calabria Pontorieri è una celebrità.

Per questo l'imbarazzo è forte.

Ma l'imbarazzo cresce quando Pontorieri risponde alle incalzanti domande del sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Musarò. Secondo l'impostazione accusatoria, infatti, Pontorieri si sarebbe interessato per alleviare la misura cautelare nei confronti di Zappalà. Un interessamento che sarebbe avvenuto grazie alla conoscenza, anzi, amicizia, di lunga data con il cancelliere Agatino Guglielmo: "Conosco Guglielmo da tanti anni, mi è stato molto vicino quando è morto il mio figlio maggiore" dice Pontorieri con la voce rotta dal pianto. Se l'ex presidente – in pensione dal 2009 – è in città una persona piuttosto nota, piuttosto conosciuto è anche Agatino Guglielmo, che per tanto tempo sarà il cancelliere delegato a occuparsi delle domande presentate dai giovani laureati per diventare avvocati a Reggio Calabria. Stando al suo racconto, Pontorieri avrebbe saputo della parentela tra Zappalà e Guglielmo: "Vidi Zappalà una sola volta a Bagnara Calabra, dopo la sua elezione a sindaco" racconta il magistrato in pensione. Rapporti, quelli tra Pontorieri e Guglielmo, che sarebbero stati assai stretti fino al 2003-2004, ma che si sarebbero raffreddati quando il magistrato presterà servizio in Cassazione, a Roma.

Ma la deposizione di Pontorieri, che sui termini generali fila inizialmente liscia, inizia a scricchiolare assai quando il pm Musarò contesta al magistrato i tabulati raccolti in sede di indagine e, più di recente, attraverso un'attività integrativa svolta dal Maggiore Leandro Piccoli e dagli uomini del Ros dei Carabinieri di Reggio Calabria. L'avvocato difensore di Agatino Guglielmo, Carlo Morace, tenterà in tutti i modi di non far "entrare" in aula i tabulati, depositati negli scorsi giorni dall'accusa. Ma il presidente del Collegio, Andrea Esposito, risponderà picche e Pontorieri sarà costretto a confrontarsi con i dati tecnici.

Il risultato sarà devastante, tanto che, in una parte della deposizione, il pm Musarò paventerà l'ipotesi di trasmissione degli atti in ufficio per valutare il reato di falsa testimonianza.

Dal 28 maggio 2010 al 21 dicembre 2010 (data dell'arresto di Zappalà) i contatti certificati tra Guglielmo e Pontorieri saranno 26: "Ma è sicuro?" chiede candidamente il testimone nel corso della lunga deposizione. Il pm Musarò è sicuro e rincara la dose: molti di più, oltre 40, sarebbero stati invece i contatti tra Guglielmo e Pontorieri nei mesi successivi all'arresto di Santi Zappalà. Il tutto per un totale di 69. Pontorieri, però, continua sulla falsa riga degli interrogatori resi alla Procura nella fase investigativa: "Gli dissi che se il cugino si fosse dimesso lo avrebbero probabilmente scarcerato. Non ho mai ricevuto richieste di aiuto di natura diversa, le avrei stoppate". Con Guglielmo, Pontorieri si sarebbe anche incontrato, ma, a suo dire, non avrebbe fatto altro che ribadire il proprio consiglio. Poi avrebbe iniziato a evitarlo.

Fatti che, grossomodo, facevano ormai parte da tempo del patrimonio conoscitivo degli inquirenti.

I particolari più imbarazzanti (per Pontorieri, ma non solo) la Procura li ricava dai nuovi tabulati riversati nel fascicolo. Ed è proprio qui che emerge la figura dell'allora Gip Roberto Carrelli Palombi, approdato in Cassazione dopo un breve periodo in riva allo Stretto: "E' il figlio di un collega con cui abbiamo vinto il concorso insieme" dice Pontorieri ricordando gli anni giovanili con Carrelli Palombi senior. Nella sua relazione, il Gip di Reggio Calabria, Roberto Carrelli Palombi, racconta di essere stato avvicinato proprio da Pontorieri che gli avrebbe sottoposto la "questione" riguardante Zappalà.

Ma questo accade solo dopo.

In mezzo, infatti, vi sarebbero stati diversi contatti telefonici nel periodo della complicata fase cautelare vissuta nel carcere di Nuoro da Zappalà. Molto più dei due o tre contatti riferiti in aula da Pontorieri. L'ex presidente del Tribunale, infatti, ricorderà di un incontro avvenuto presso l'Hotel Excelsior, in cui i due avrebbero parlato di argomenti generali, facendo solo un fugace riferimento a Zappalà: "Ci meravigliammo dell'annullamento del reato di concorso esterno da parte del Tdl" dice Pontorieri.

I tabulati, però, parlano di altro.

Parlano di tanti contatti telefonici tra Pontorieri e il Gip Carrelli Palombi. Telefonate che, nella maggior parte dei casi, seguono o precedono i contatti tra Pontorieri e Guglielmo che, nell'impostazione accusatoria, sarebbe stato l'avamposto della famiglia Zappalà per ottenere la scarcerazione: "Non ho detto a Guglielmo che conoscevo Carrelli Palombi, forse ci avrà visti fuori dall'hotel" prova a spiegare Pontorieri. Rispondendo alle domande del pm Musarò, Pontorieri tenderà a minimizzare la quantità di contatti: ma con Guglielmo, gli inquirenti riusciranno a censirne a decine, soprattutto nel gennaio 2011, in una fase assai delicata della vicenda. I tabulati, inoltre, daranno conto di alcuni sms, inviati e ricevuti da Pontorieri: "Ma io ho imparato a inviarli solo da 20 giorni!" dice l'ex presidente del Tribunale.

Gli sms, però, Pontorieri li avrebbe anche ricevuti, dallo stesso Guglielmo.

Oltre ai tanti "non ricordo", Pontorieri non riesce a fornire alcun tipo di spiegazione plausibile ai tanti contatti avuti verso la fine del gennaio 2011: il 24 gennaio, in un'ora e mezza ne vengono censiti sei tra Guglielmo e l'ex presidente. Ancor più difficoltà nel giustificare le conversazioni (ben più di due o tre) con il Gip Carrelli Palombi: "Non ho mai parlato di Zappalà, ma solo di una vicenda disciplinare di fronte al CSM riguardante una collega" dice Pontorieri. Stando ai suoi ricordi, infatti, vista la carriera al CSM di Carrelli Palombi, Pontorieri negli anni avrebbe chiesto di perorare la propria causa o quelle di altri colleghi.

I contatti – tanto quelli con Guglielmo, quanto quelli con Carrelli Palombi - si incastrano spesso e volentieri nei giorni antecedenti alle date più importanti della vicenda Zappalà: quelle delle dimissioni da consigliere regionale, della richiesta di scarcerazione e del rigetto della stessa.

Affermazioni, quelle dell'ex presidente del Tribunale, che sembrano non convincere affatto il sostituto Musarò, che alla fine dell'interrogatorio non formalizza la richiesta di trasmissione degli atti in Procura. L'impressione, però, è che il passaggio sia stato solo rimandato.