Monsignor Nunnari dedica a don Italo Calabrò la seconda nota su chiesa e mafia

"Durante tutto il corso dei lavori, i vescovi calabresi impegnati per la redazione delle due note pastorali su Chiesa calabrese e ndrangheta, hanno sentito aleggiare su di loro lo spirito di don Italo Calabrò e per questo voglio dedicare a lui, che mi ha dato la forza per andare avanti, questa seconda nota pastorale che sarà resa pubblica nel mese di ottobre". L'ha affermato,Mons. Salvatore Nunnari, vescovo emerito della Diocesi di Cosenza-Bisignano nella omelia tenuta nella chiesa S. Maria delle Grazie di Lazzaro, voluta dalla parrocchia e dalla Diocesi di Reggio-Bova a memoria di quel grande evento pastorale che aveva scosso le coscienze della comunità civile ed ecclesiale: la coraggiosa denuncia pronunciata da don Italo Calabrò fatta il 2 agosto 1984 in occasione del sequestro del piccolo Vincenzo. In quella occasione paragonò gli uomini della mafia autori di quell'orrendo delitto alle bestie, ma ricordò loro che avevano ancora la possibilità di ritrovare un barlume di umanità e di redimersi liberando il bambino e scegliendo di cambiare vita. Mons. Nunnari ha definito don Italo come suo maestro di vita e lui suo discepolo e l'omelia pronunciata il 2 agosto 1984 un vero e proprio grido di denuncia, un anatema che per la prima volta era gridato nelle piazze da un sacerdote. Una condanna che nel 1993 fu poi rilanciata in modo solenne e inequivocabile da Giovanni Paolo Secondo ad Agrigento. Per Mons. Nunnari don Italo ha vissuto l'antimafia non con le marce e le manifestazioni ma semplicemente con la sua vita di coerenza e di testimonianza cristiana e civile. Un esempio di umiltà, come lo è stata la decisione, di cui lui è stato testimone, di non accettare la nomina vescovile per non tradire i poveri e i suoi giovani, Per questo la Chiesa di Reggio deve provare gratitudine per questo suo figlio e la decisione di Mons. Morosini di aprire il processo di beatificazione rappresenta un grande segno. Ancora Mons. Nunnari ha lodato la comunità tutta di Lazzaro che in quell'occasione come segno di solidarietà e vicinanza verso la famiglia Diano decise, con una scelta rivoluzionaria per quei tempi, all'unanimità, di sospendere i festeggiamenti della festa patronale perché non si poteva lasciarsi andare al divertimento quando c'era un bambino della comunità a soffrire. Dopo la celebrazione eucaristica è stato possibile rivivere lo emozioni di quei giorni, riascoltando l'omelia per Vincenzo di don Italo. Coordinate da Mimmo Nasone della Piccola Opera e Agape, a seguire ci sono state le testimonianze di chi ha vissuto quei giorni, quella del padre di Vincenzo, Cesare Diano che per la prima volta, presenti i suoi familiari, parla pubblicamente e con grande commozione di quei due mesi di prigionia del figlio. Di una sofferenza indicibile ma anche di una grande solidarietà arrivata da tutta la comunità di Lazzaro.Per Mons. Iachino, altro figlio spirituale di don Italo, in quell'omelia del 1984 c'era tutto l'insegnamento di questo sacerdote, il suo messaggio chiaro di come essere cittadini e cristiani, di come non è possibile tacere, che quel bambino rapito apparteneva a tutti, che la lotta alla mafia si fa mettendosi dalla parte delle vittime e dei deboli, che non servono le dichiarazioni ma le scelte concrete. Don Mimmo come parroco si è detto orgoglioso di avere potuto fare rivivere soprattutto ai giovani un evento pedagogico che ha fatto crescere la comunità di Lazzaro, il vicesindaco di Motta S. Giovanni Giuseppe Benedetto, ha ringraziato per il dono di una serata che lascerà un segno importante in una comunità che vuole proseguire sul solco tracciato da don Italo. Una mostra fotografica, allestita per l'occasione e curata dalla Piccola Opera ha ricostruito i momenti salienti della vita di questo prete per i poveri, morto povero.