Omicidio Di Masi, fu un delitto premeditato: Cassazione conferma condanne per Morfei e Oppedisano

cassazioneLa Prima Sezione della Cassazione, dopo due sentenze di annullamento, il 21 maggio 2015, ha definitivamente chiuso la tragica vicenda dell'omicidio di Placido Di Masi e del tentato omicidio del fratello Rosario. L'ergastolo è la pena confermata per Emanuel Morfei, il cui ricorso avverso la sentenza della Corte d'Appello è stato rigettato unitamente a quello di Rocco Oppedisano, condannato a 22 anni di reclusione.

L'omicidio di Placido Di Masi e il tentato omicidio del fratello Rosario, consumatisi nelle campagne di Monsoreto il 14 settembre 2008, ha aperto una tormentata e lunga vicenda giudiziaria:

a) Il 28.09.2009 la Corte d'Assise di Palmi condannavaa 30 di reclusione entrambi gli imputati.

b) Il 22.02.2011, la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, riformava la sentenza, e condannava all'ergastolo Emanuel Morfei e a 22 anni Rocco Oppedisano che rendendo confessione aveva pure demolito il tentativo di testimoni compiacenti che avevano riferito di avere visto i due condannati in pellegrinaggio a Polsi – guada caso – lontani centinaia di chilometri dalla piccola Monsoreto teatro del tragico omicidio.

c) Il 04.07.2012, la sesta sezione della Cassazione annullava, tuttavia, la sentenza della Corte d'Appello proprio sul punto della premeditazione.

d) Il 06.03.2013, nel giudizio di rinvio, la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, esclusa la premeditazione, riduceva a 27 anni la pena per Morfei e a 21 anni per Oppedisano.

e) Il 12.03.2014, tuttavia, la Cassazione annullava la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria fissando un "fondamentale ed innovativo principio" nelle ipotesi di "agguato criminoso" idoneo ad assumere rileivo dimostrativo di premeditazione.

f) Il 25.11.2014, la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria comminava così nuovamente l'ergastolo a Morfei e 22 anni di reclusione ad Oppedisano.

g) Il 21.05.2015 la Cassazione, rigettando i ricorsi, ha definitivamente chiuso una tragica storia di follia criminale.

In questa vicenda un ruolo di grande coraggio civile va riconosciuto a Rosario Di Masi, sfuggito miracolosamente alla morte nel giorno in cui cadeva il proprio fratello Placido. Di Massi è stato caparbio nella ricerca di giustizia: al silenzio omertoso ha preferito la piena e totale collaborazione con la giustizia indicando gli autori del grave delitto; lui, vittima, non si è arreso nemmeno davanti – per come l'abbiamo avvertita noi difensori delle parti civili - all'ordalia di pregiudizi sulla sua testimonianza e al tentativo insidioso di minarne la credibilità: Morfei e Oppedisano in quel tragico 14 settembre non erano – come avevano dichiarato falsamente testimoni compiacenti - a Polsi a pregare la Madonna della Montagna; erano, invece, per come li aveva visti Rosario Di Masi, nelle campagne di Monsoreto, appostati in un sentiero, armati di fucile per eseguire la loro tragica sentenza di morte.

"A conclusione di questa amara vicenda, quali difensori delle parti civili, avvertiamo il dovere di rinnovare l'omaggio al coraggio di un uomo che non si è fatto piegare dalla paura e che ha sconfitto la solitudine del silenzio. Ora, davanti al Giudice civile, proseguiremo l'azione perché Morfei ed Oppedisano siano condannati a risarcire il danno alle vittime della loro azione criminale" afferano gli avvocati Gerardina Riolo e Salvatore Costantino.