Nuovo scandalo assenteismo a Palazzo San Giorgio: 33 indagati

reggiocalabria palazzos.giorgiodi Claudio Cordova - Il motivo dell'avvio dell'indagine è casuale e quasi comico. E' il 19 aprile 2011 quando scatta il blitz antimafia contro la cosca Lo Giudice di Reggio Calabria. Quella mattina, all'alba, viene arrestato anche Pasquale Cortese, fratello del più noto Antonio Cortese, considerato l'armiere della cosca. Trascinato in carcere con le manette ai polsi, Pasquale Cortese, tuttavia, riuscirà miracolosamente a timbrare il cartellino e ad essere formalmente sul proprio posto di lavoro, come dipendente del Comune di Reggio Calabria.

Un dato che farà insospettire il sostituto procuratore di Reggio Calabria, Rosario Ferracane, circa la possibilità che qualcun altro, evidentemente ignaro dell'arresto del collega, avesse timbrato il badge d'ingresso. Sarà così che scatteranno gli accertamenti disposti dal pm Ferracane alla Sezione di P.G. dell'Aliquota della Polizia di Stato: attraverso una serie di accertamenti, consistiti in particolare nell'analisi delle celle telefoniche, gli inquirenti riusciranno a ricostruire l'abitudine di diversi dipendenti del Comune di Reggio Calabria di "strisciare" reciprocamente i propri badge per attestare la presenza sul posto di lavoro, quando, invece, ci si sarebbe trovati altrove e in tutt'altre faccende affaccendati.

Era assolutamente fondata l'indiscrezione fornita nella notte dal Dispaccio: sono in tutti 33 gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari che l'autorità giudiziaria ha notificato ad altrettanti dipendenti di Palazzo San Giorgio. Un nuovo scandalo assenteismo al Comune di Reggio Calabria, dopo l'inchiesta "Torno subito", coordinata dal pm Antonella Crisafulli, che poterà a giudizio quasi 100 dipendenti comunali.

Le persone coinvolte avrebbero, a vario titolo, attestato la propria presenza sul posto di lavoro, tramite la timbratura del cartellino, allontanandosi poi senza giustificato motivo; avrebbero fatto attestare da terzi la propria presenza sul luogo di lavoro tramite la timbratura del proprio cartellino, nonostante la propria assenza ingiustificata; avrebbero attestato la presenza sul luogo di lavoro di terzi tramite la timbrature, procurandosi quindi un ingiusto profitto ai danni del Comune di Reggio Calabria, che vede già piuttosto disastrate le proprie finanze.

Fatti commessi nel 2011 (per il caso di Cortese) ma anche lungo l'arco del 2012 per gli altri soggetti – uomini e donne – raggiunti dall'avviso di garanzia (le cui notifiche sono tuttora in corso). Lo stesso Cortese, dopo la scarcerazione, avrebbe continuato a far parte del raggiro, con l'ausilio di altri colleghi.

Un'indagine, quella coordinata dal pm Ferracane, che si baserà dunque sull'analisi dei tabulati, ma che sarà coadiuvata, seppur per un breve periodo (una ventina di giorni) anche da riprese video. Poi, sfortunatamente, il pannello su cui la telecamera degli inquirenti era stata piazzata crollerà, disvelando il marchingegno e allarmando le persone coinvolte nella truffa ai danni del Comune.

Alle persone coinvolte è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari: nessuna interdizione dal lavoro, anche al fine di riuscire ad avviare il procedimento in tempi piuttosto rapidi ed evitare lo spauracchio della prescrizione dei reati.