Strage di Brescia: in appello confermato ergastolo per Mario Albanese

tribunaleLa Corte d'Assise d'Appello di Brescia ha confermato l'ergastolo già emesso in primo grado nei confronti di Mario Albanese, ritenuto il responsabile della cosiddetta strage di San Polo, a Brescia, in cui nella notte tra il 3 e il 4 marzo 2012 verranno uccisi anche due giovani di origine reggina, Domenico Tortorici, diciannove anni, originario di Salice di Catona, la fidanzata, anch'ella diciannovenne di Catona, Chiara Matalone, figlia dell'altra vittima Francesca Alleruzzo, maestra elementare di 45 anni, ex compagna dell'imputato. A perdere la vita sarà anche Vito Macadino, che la Alleruzzo stava iniziando a frequentare in quel periodo. Nel procedimento si sono costituiti come parti civili le famiglie Tortorici e Matalone, assistiti dagli avvocati Annunziato Antonino Denisi ed Ornella Carbone, e la famiglia Alleruzzo, rappresentata dall'avvocato Francesco Mortelliti.

In un'unica udienza d'appello, dunque, arriva il verdetto che conferma il carcere a vita nei confronti dell'uomo.

Già in primo grado il processo si era sviluppato in tempi piuttosto brevi.

Al centro del contendere non vi sarà la commissione del brutale eccidio, ma la capacità di intendere e di volere dell'unico imputato, Mario Albanese. Un nodo della questione che scatenerà una guerra di perizie, in cui giocherà un ruolo chiave quella del consulente del Gup, Federico Durbano, che, alla presenza dei periti di parte – lo psichiatra Nicola Pangallo e il medico legale Pietro Tarzia – certificherà le piene facoltà mentali di Albanese. In particolare, la sottoposizione al test dell'MMPI2, un esame in cui l'uomo avrebbe dovuto rispondere vero o falso, ma in cui avrebbe cercato di dimostrare – senza successo – sintomi psichiatrici viene stigmatizzata dal perito del Gup: "Il deliberato tentativo di attribuirsi comportamenti strani o insoliti - senza sapere che non rientrano in alcun quadro psicopatologico -proprio allo scopo di esagerare la sintomatologia manifesta è quindi indice di 1111 consapevole tentativo di descriversi malato, strano, bizzarro...". Una perizia che verrà condivisa in toto dal Gup in primo grado

Una strage – quella perpetrata nel marzo 2012 – che si inquadrerebbe nel rifiuto ossessivo di Albanese di accettare il fallimento del matrimonio con Francesca Alleruzzo: "La volontà omicida si è innestata infatti sulla voglia di vendetta dell'Albanese per una situazione percepita non come fine dei sentimenti coniugali ed occasione per entrambi di ricominciare una vita affettiva diversa, nel rispetto reciproco e nella comune cura delle figlie in tenera età, ma come l'essere stato "cacciato dalla propria casa" in forza di una conventio ad excludendum cui avevano partecipato anche Matalone Chiara ed il suo fidanzato Tortorici Domenico. Le condotte di sopraffazione dell'Albanese erano radicate nella ferrea volontà dell'imputato, lucidamente colta dalla Alleruzzo, di possesso della casa coniugale e controllo della vita della coniuge, del tutto indifferente alla separazione ed ai sentimenti della moglie, e questa volontà si è tramutata in deliberazione omicidiaria nel momento in cui l'imputato ha percepito con chiarezza l'irrevocabilità della decisione della moglie di tagliare i ponti e rifarsi una vita, sottraendosi ad una prospettiva di perenne ed intimidita soggezione" è scritto nelle motivazioni del processo di primo grado.