Maltrattamenti sui figli di Cetta Cacciola: indagati i nonni-aguzzini

cacciolamariaconcettadi Claudio Cordova - All'epoca dei fatti i tre ragazzi avevano 16, 13 e 7 anni. Michele Cacciola e Anna Rosalba Lazzaro, però, non avrebbero esitato a usare sugli adolescenti violenza psicologica, maltrattandoli abitualmente con il fine criminale di lederne l'integrità psicologica, morale e fisica, al fine di costringere la madre Maria Concetta Cacciola, testimone di giustizia, a rientrare a Rosarno da Genova (dove si trovava in località protetta) e a interrompere la collaborazione. Ne è convinta il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti, che ha notificato a Michele Cacciola e ad Anna Rosalba Lazzaro un avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato di maltrattamenti in famiglia.

Un'altra tegola sui due, a distanza di poche settimane dalla durissima sentenza con cui il Gup, avvalorando le tesi dei pm Giovanni Musarò, Giulia Masci e Alessandra Cerreti ha condannato a sei anni e sei mesi Michele Cacciola, cinque anni e otto mesi Giuseppe Cacciola, quattro anni e dieci mesi per Anna Rosalba Lazzaro e a quattro anni e sei mesi per l'avvocato Vittorio Pisani, tutti accusati, a vario titolo, di aver avuto un ruolo nella drammatica vicenda che porterà alla morte, nell'agosto del 2011, della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, deceduta in seguito all'ingestione di acido muriatico.

Già il processo per la morte della giovane donna aveva cristallizzato, in maniera drammatica, le angherie subite dalla giovane donna. Adesso, però, il pm Cerreti contesta ai genitori dei Cetta Cacciola anche reati contro i nipoti. Quei ragazzini che sarebbero stati usati come "arma" per convincere la donna a ritrattare le proprie accuse: Maria Concetta Cacciola, infatti, accuserà la propria famiglia, legata da vincoli di parentela con il potente clan Bellocco di Rosarno. Accuse che getteranno i Cacciola nel panico, non solo per la valenza giudiziaria che tali dichiarazioni avrebbero potuto avere, ma anche per il disonore che la scelta di Cetta, di cambiare vita, di chiudere con un mondo dai valori ancestrali, causava sulla famiglia.

E così, allora, i due avrebbero condotto una delle figlie di Maria Concetta, Gaetana, a Genova, ove la madre si trovava in località protetta, al fine di indurla a rientrare a Rosarno con la minaccia di non farle rivedere più i figli. Nel corso di una conversazione, inoltre, Anna Rosalba Lazzaro passerà al telefono di Maria Concetta l'altra figlia, affermando: "Cetta, questa qua sta morendo". Così, secondo le indagini del pm Cerreti, Maria Concetta Cacciola sarebbe stata sottoposta a sofferenza, tramite la strumentalizzazione della minore, al fine di indurla a rientrare a Rosarno ed abbandonare la località protetta, cosa che, effettivamente, avvenne.

I Cacciola, dunque, avrebbero coinvolto i figli minori "nelle complesse e articolate manovre criminose volte a costringere la madre Maria Concetta Cacciola ad interrompere la collaborazione con l'Autorità Giudiziaria come si evince anche da alcune conversazioni telefoniche e ambientali.

Violenza su Maria Concetta Cacciola, violenza su tre ragazzini minorenni.

Ferocia inaudita quella dei Cacciola, che porterà alla morte della giovane testimone di giustizia, come riscostruito dai processi. Ma nulla si sarebbe salvato dai tentativi dei Cacciola di far rientrare una situazione difficile da gestire e che avrebbe gettato discredito e disonore su una famiglia satellite dei più potenti casati della 'ndrangheta di Rosarno. Per questo il pm Cerreti contesta a Michele Cacciola, oltre che la recidiva, anche l'aggravante di avere agito al fine di agevolare l'attività della 'ndrangheta, con particolare riferimento alla cosca Bellocco.