Reggio, i Penalisti reggini sollevano violazioni di legge dopo gli arresti degli avvocati Dieni e Putortì: "Aggressione mediatica"

Toghe1"In occasione della recente operazione di polizia che ha visto destinatari di provvedimenti cautelari alcuni professionisti, tra i quali gli avvocati penalisti Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, ancora una volta si ripropone il triste cliché della aggressione mediatica già in altre occasioni stigmatizzato dalla Camera Penale G. Sardiello con comunicati divulgati ed apprezzati a livello nazionale". I penalisti reggini intervengono a due giorni dall'operazione "Rifiuti SpA 2", che ha visto il coinvolgimento dei due noti avvocati accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.

I penalisti sollevano una serie di questioni che, a loro dire, sarebbero in palese violazione di legge: "Innanzitutto, vi è da rimarcare con viva disapprovazione l'indebita pubblicazione, penalmente rilevante ai sensi dell'art. 684 c.p., di atti di indagine preliminare particolarmente invasivi – quali videoregistrazioni e intercettazioni di conversazioni – a poche ore dalla esecuzione delle misure custodiali, addirittura prima dello svolgimento dell'interrogatorio di garanzia; prima, cioè, che gli indagati si siano potuti difendere di fronte al giudice che ha emesso nei loro confronti l'ordinanza di custodia cautelare. Senza peraltro rappresentare alla pubblica opinione che si tratta di atti unilateralmente formati e raccolti e non ancora sottoposti al vaglio processuale nel contraddittorio tra le parti".

Già in passato la Camera Penale ha denunciato l'esibizione mediatica degli arrestati in manette, vietata dal codice di procedura penale, effettuata attraverso la "orchestrata sfilata degli arrestati all'uscita dalla Caserma o dalla Questura". Si era evidenziata "l'ulteriore novità costituita dal sensazionalismo delle video riprese effettuate "in diretta" dalle forze dell'ordine, nel contesto della esecuzione degli ordini di custodia e delle perquisizioni - spesso ritraenti gli interni delle abitazioni degli arrestati - "date in pasto" nell'immediatezza alle tv e ad internet, come ci si trovasse nel vivo di un autentico reality show anziché di fronte alla documentazione di attività di indagine non suscettibile di indiscriminata pubblicazione".

"Oggi, con riferimento alla vicenda processuale che riguarda i due legali, siamo di fronte ad una inarrestabile escalation: la pubblicazione immediata, integrale e senza mediazioni, delle video registrazioni e delle audio registrazioni salienti su cui si fonda l'ordinanza di custodia cautelare, caratterizzate da un regime di segretezza investigativa oltremodo rigoroso. Si tratta proprio, per ironia della sorte, di quelle registrazioni per l'accesso alle quali la difesa deve avanzare richiesta formale ed attendere i tempi della copia, ma che in questo caso sono divulgate liberamente e fulmineamente in modo tale da orientare il giudizio della collettività. Un processo mediatico che si risolve in poche ore senza contraddittorio, rispetto al quale anche la eventuale futura assoluzione, magari intervenuta a distanza di qualche anno, non avrà alcuna portata restauratrice della lesione della immagine dell'indagato. E' necessario comprendere a quale idea di giustizia si voglia accedere e se la deprecabile pubblicazione di atti in assenza di un minimo di contraddittorio, non ancora instaurato, sia compatibile con uno Stato che si definisce democratico ed ispirato a principi liberali. Non può a questo punto prescindersi da interventi legislativi, ma anche da una rivalutazione di prassi giudiziarie che vanno modificate. In particolare, la conferenza stampa con la quale si divulgano i contenuti delle indagini appare un rituale enfatico che dovrebbe essere sostituito con forme di comunicazione diverse, anche in ragione del fatto che l'enfasi che accompagna la stessa non trova un corrispettivo in analoghe iniziative in occasione delle frequenti sentenze di assoluzione".

Insomma, dalla Camera Penale di Reggio Calabria non si usa mai l'espressione "gogna mediatica", ma il senso è assolutamente quello: "L'indagine dell'Autorità Giudiziaria non necessita di forme di "pubblica" legittimazione intese ad ipotecare un giudizio di "certa" colpevolezza presso l'opinione pubblica a poche ore dalla emissione delle misure restrittive della libertà personale e prima che gli indagati abbiano avuto la possibilità' di difendersi nel contraddittorio".

La Camera Penale di Reggio Calabria ha ritenuto di integrare l'ordine del giorno dell'assemblea annuale fissata per il giorno 25 luglio ore 10 presso il Tribunale di Reggio Calabria - Piazza Castello, con l'inserimento di questa tematica, la partecipazione delle Camere Penali di Palmi e Locri e l'invito alla cittadinanza a partecipare.