"Caso Fallara", Agliano: "Orsola voleva rapportarsi solo con Scopelliti"

fallara orsoladi Claudio Cordova - E' il Banco di Napoli, da anni tesoriere del Comune di Reggio Calabria, il protagonista dell'udienza, una delle ultime della lunga istruttoria dibattimentale, del procedimento noto come "Caso Fallara", in cui alla sbarra vi è l'ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, oggi Governatore, nonché gli ex revisori dei conti dell'Ente, Domenico D'Amico, Carmelo Stracuzzi e Ruggero De Medici. La maggior parte dei testimoni escussi al cospetto del Tribunale presieduto da Olga Tarzia è stato o è in forza al Banco di Napoli, i cui comportamenti sono stati protagonisti nel corso delle scorse udienze.

A cominciare dall'attuale direttore di filiale, Giuseppe Callea, richiamato a deporre dopo che, alcune settimane fa, erano emersi profili piuttosto strani riguardo ai versamenti dei contributi ai dipendenti comunali. Stando alle indagini tecniche commissionate dal pubblico ministero Sara Ombra, infatti, il Comune di Reggio Calabria, soffocato dai debiti negli anni del "Modello Reggio" avrebbe di fatto omesso di versare i contributi ai dipendenti, erogando solo gli stipendi. Un comportamento che avrebbe potuto configurare, in astratto, responsabilità anche da parte della Tesoreria, che invece era dovuta, per convenzione, a movimentare sia il netto (degli stipendi), sia il lordo (dei contributi).

L'escussione dei testimoni, però, potrebbe aver chiarito qualche dubbio: "Noi non entravamo nel merito, ma ci limitavamo a eseguire quanto disposto dal Comune". Un leit motiv che accompagnerà le deposizioni tanto dell'attuale direttore, Giuseppe Callea, quanto del suo predecessore, Roberto Bonsanti, nonché dei dipendenti addetti alla cassa, Giandomenico Buonsanti, Domenico De Franco e Maria Ielo. "I pagamenti sono stati eseguiti per quello che ci è stato richiesto" hanno detto all'unisono i testimoni.

In parole povere, se da Palazzo San Giorgio partiva l'ordina di pagare una certa cifra come contributi ai dipendenti, la banca non si accertava che la cifra fosse effettivamente veritiera, ma si limitava a eseguire la disposizione del Settore Finanze e Tributi, retto dalla dirigente Orsola Fallara. La trasmissione degli F24, inoltre, sarebbe stata cartacea fino al 2009, salvo poi divenire – per tutta la Pubblica Amministrazione – telematica.

Anche sui famigerati mandati di pagamento corretti a penna – altro elemento sottolineato dai tecnici della Procura – i membri del Banco di Napoli hanno risposto sostanzialmente in coro: "Erano accompagnati da una lettera dell'Ente".

La seconda parte della lunga udienza, invece, è stata occupata dalla deposizione dell'ex dirigente del Comune, Igor Paonni, per anni responsabile delle società miste: "Abbiamo avuto problemi economici solo nella fase finale, tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011" dice Paonni che imputa le difficoltà alla carenza di liquidità. Questa, almeno, era la versione ufficiale che fornirà sempre la dirigente Fallara, con l'accettazione supina del dato da parte di tutti: "Tutti erano consapevoli dei ritardi" dice Paonni, suscitando però il nervosismo della presidente Tarzia: "Ma ci fate capire a cosa servivano questi dirigenti?" dice.

Dulcis in fundo, la deposizione di Peppe Agliano, fedelissimo del Governatore Scopelliti, che infatti lo inserirà tra i propri collaboratori in Giunta Regionale. Agliano minimizzerà i problemi posti in essere dal comportamento di Orsola Fallara: "Io ho sempre avuto ottimi rapporti professionali e personali, lei aveva un carattere particolare". Tuttavia, ammetterà il rapporto fiduciario e confidenziale tra la dirigente e l'allora sindaco Scopelliti: "I contrasti avvenivano perché spesso con i consiglieri non era chiara sugli aspetti finanziari, lei diceva che voleva rapportarsi solo con il sindaco".

Un passaggio che il pm Sara Ombra non mancherà sicuramente di sottolineare in sede della discussione, ormai sempre più vicina.