San Giorgio sconfigge il drago: condannati tutti i capi della ‘ndrangheta di Reggio Calabria

destefanogiuseppe500di Claudio Cordova - Nel giorno in cui Reggio Calabria festeggia il proprio santo patrono, San Giorgio, vincitore contro il drago, la Giustizia trionfa sulla 'ndrangheta, con la sentenza d'appello del procedimento "Meta", che seppellisce sotto decine di anni di carcere i vertici della 'ndrangheta militare cittadina. Dopo alcuni giorni di camera di consiglio, la Corte d'Appello ha emesso la sentenza di secondo grado nell'ambito dell'inchiesta della Dda che ha sancito l'esistenza di un direttorio mafioso composto dalle famiglie principali della città: i De Stefano, i Tegano, i Condello e i Libri.

E sono condanne durissime quelle emesse dalla Corte presieduta da Antonino Giacobello. Il capo della 'ndrangheta reggina, Giuseppe De Stefano, viene condannato a 27 anni di reclusione: una condanna frutto della continuazione riconosciuta con una precedente condanna per omicidio, che, al momento, gli evita che la pena complessiva venga commutata in ergastolo. 21 anni (anche in questo caso viene riconosciuta la continuazione) per il boss Pasquale Libri, mentre per Pasquale Condello e Giovanni Tegano la Corte conferma la sentenza di primo grado di 20 anni di reclusione.

Un procedimento in cui sono alla sbarra i principali boss della 'ndrangheta cittadina, che avrebbero messo da parte anni di guerra e uccisioni al fine di spartire meglio affari e giro di estorsioni. Un processo che scaturisce dagli accertamenti svolti dal Ros dei Carabinieri per catturare il superboss Pasquale Condello, detto "Il Supremo", arrestato il 18 febbraio 2008 dopo molti anni di latitanza.

Un'ipotesi investigativa (e poi accusatoria) ambiziosa quella portata avanti in primo grado dal pm Giuseppe Lombardo e in appello dal sostituto pg Giuseppe Adornato: dimostrare come le principali cosche di Reggio Calabria – i De Stefano, i Tegano, i Condello e i Libri – si fossero trovate d'accordo nel comporre una sorta di direttorio, con a capo Giuseppe De Stefano, per gestire in maniera automatizzata (e indisturbata) il giro delle grandi estorsioni e dei grandi appalti. Sarebbero le "nuove regole" che proprio Peppe De Stefano (nella foto), figlio di don Paolino, carismatico boss ucciso agli albori della seconda guerra di mafia reggina, avrebbe portato in città, per controllarne ogni respiro della vita sociale, economica e politica. Quattro grandi cosche che, dopo la mattanza scatenatasi dal 1985 al 1991, avrebbero trovato la pace, ma, soprattutto, sarebbero state in grado di guardare in faccia la modernità, dandosi un nuovo assetto.

Oltre alle condanne per il direttorio della 'ndrangheta, la Corte ha stangato anche gli altri imputati ad esclusione di Stefano Vitale, assolto. 14 anni per Antonino Imerti, cugino omonimo del "Nano feroce" boss di Fiumara di Muro, 20 anni per Domenico Condello, detto "Gingomma", 21 anni per Pasquale Bertuca, uomo forte della 'ndrangheta di Villa San Giovanni, 18 anni per il boss di Catona, Giovanni Rugolino. Sconto di pena per Cosimo Alvaro, l'uomo venuto da Sinopoli per fare affari e gestire attività economiche, tra cui il lido della movida, "Calajunco": Alvaro (difeso dagli avvocati Domenico Alvaro e Giuseppe Putortì) passa da una condanna a 17 anni e 9 mesi a una più mite a 8 anni, frutto della prescrizione di un capo d'imputazione. Sconto di pena anche per l'imprenditore Antonino Crisalli, che passa da 6 anni di reclusione a 4 anni e 3 mesi.

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Ecco il dettaglio della sentenza:

Giuseppe De Stefano 27 anni frutto della continuazione con una precedente condanna (27 anni in primo grado)

Pasquale Condello conferma (20 anni in primo grado)

Giovanni Tegano conferma ( 20 anni in primo grado)

Pasquale Libri 21 anni frutto della continuazione con una precedente condanna (20 anni in primo grado)

Cosimo Alvaro 8 anni ( 17 anni e 9 mesi in primo grado)

Domenico Condello alias "Gingomma" 20 ( 23 anni in primo grado)

Antonino Imerti 14 anni ( 21 anni in primo grado)

Domenico Passalacqua 11 anni ( 16 anni in primo grado)

Umberto Creazzo 8 anni ( 16 anni in primo grado)

Stefano Vitale assolto ( 10 anni in primo grado)

Natale Buda 14 anni frutto della continuazione con una precedente condanna ( 13 anni in primo grado)

Pasquale Bertuca 21 anni frutto della continuazione con una precedente condanna ( 23 anni in primo grado)

Giovanni Rugolino 18 anni ( 18 anni e 8 mesi in primo grado)

Antonio Giustra 2 anni e 3 mesi ( 3 anni e 6 mesi in primo grado)

Carmelo Barbieri prescrizione ( 3 anni in primo grado)

Antonio Crisalli 4 anni e 3 mesi ( 6 anni in primo grado)

Rocco Palermo 3 anni e 4 mesi ( 4 anni e 6 mesi in primo grado)