Falso all'università Mediterranea, chiesti 2 anni e 6 mesi di carcere per il magistrato Cisterna

Cisterna 500di Angela Panzera - Due anni e sei mesi di carcere. È la condanna richiesta, ieri, dal pm reggino Annamaria Frustaci impegnata a sostenere l'accusa nel processo che vede imputato, dinnanzi al giudice monocratico Valeria Fedele, il magistrato Alberto Cisterna. Per l'accusa Cisterna è da ritenere responsabile del reato di falso. La vicenda è quella delle lezioni, presso l'Università Mediterranea, del magistrato, all'epoca dei fatti numero due della Direzione Nazionale Antimafia. Stando alle indagini, svolte dai pm Beatrice Ronchi (adesso in servizio presso la Dda di Bologna) e Annamaria Frustaci, nell'anno accademico 2009-2010; Cisterna, secondo la Procura reggina, avrebbe attestato falsamente nel registro didattico dell'Università di avere svolto regolarmente lezioni anche in alcuni periodi del 2009 e 2010 mentre in realtà si trovava fuori da Reggio Calabria. Per lo stesso reato di falso in atto pubblico è stata condannata in primo grado l'ex assistente di Cisterna, Grazia Gatto, punita con un anno e quattro mesi di reclusione. Nell'anno accademico 2009-2010 il magistrato quindi avrebbe dovuto tenere lezioni universitarie, ma, in realtà si sarebbe trovato altrove.

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Una conclusione cui il pm Ronchi sarebbe arrivata ascoltando in Procura decine di studenti reggini, ma anche confrontando le celle telefoniche agganciate dal cellulare di Cisterna. Durante le indagini infatti, molti sono stati gli ex studenti della Mediterranea a riferire in Procura: alcuni hanno depositato degli appunti, altri addirittura le registrazioni delle lezioni. A tenerle sarebbe stata invece Grazia Gatto, aiutante di Cisterna in quegli anni: proprio Grazia Gatto, co-indagata di Cisterna, confermerà la circostanza in sede di incidente probatorio, ricordando come in diversi casi abbia provveduto lei a tenere le lezioni, nonostante sul registro risultasse la presenza di Cisterna. "Soggetto non idoneo e non qualificato per lo svolgimento dell'attività didattica", la dottoressa Gatto, in possesso di una semplice laurea triennale conseguita all'estero e non riconosciuta come "cultore della materia" dal Consiglio di Facoltà. In alcuni casi, la Gatto avrebbe sostituito integralmente Cisterna (addirittura lontano da Reggio Calabria), in altri casi il magistrato avrebbe svolto solo una parte minima dell'attività didattica prevista. Nel registro, depositato presso l'Ufficio di Presidenza dell'Università, non si farà alcuna menzione di tutto ciò. Nel corso degli ultimi anni, il magistrato Cisterna sarà indagato per corruzione in atti giudiziari sulla scorta delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice. Un'accusa che verrà archiviata su esplicita richiesta della Dda di Reggio Calabria, ma che costerà a Cisterna il trasferimento dalla Dna al ruolo di giudice civile presso il Tribunale di Tivoli. Verrà poi indagato e assolto, anche in Appello, per il reato di calunnia nei confronti dell'allora dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Luigi Silipo. In quella sede, Cisterna rispondeva per un esposto presentato nei confronti di Silipo, redattore di un'informativa sui presunti contatti tra l'ex numero due della Direzione Nazionale Antimafia e Luciano Lo Giudice, considerato l'anima imprenditoriale dell'omonima cosca di 'ndrangheta. La sentenza, per l'accusa di falso, a carico di Alberto Cisternà verrà emessa a breve dal giudice Fedele.