Sette pentiti contro Dominique Suraci

suraci dominique500di Angela Panzera - Ammessi tutti i collaboratori di giustizia nel processo a carico dell'ex consigliere comunale, Dominique Suraci (nella foto). Ieri il Tribunale reggino, presieduto da Giovanna Sergi, ha accolto la richiesta avanzata dal pm antimafia Stefano Musolino di far testimoniare in dibattimento sette "pentiti": Consolato Villani, Roberto Moio, ma anche Enrico De Rosa, Antonio Russo, Paolo Iannò, Nino Fiume e Mario Gennaro. Sono tutti collaboratori di giustizia appartenenti alle principali cosche della città, dai De Stefano ai Tegano, passando per i Lo Giudice e i Caridi-Borghetto-Zindato, mentre Russo gravitava nei clan della Piana.

Si inizierà il 16 gennaio quando verranno interrogati Enrico De Rosa, ex immobiliarista dei clan di Modena e San Giorgio Extra, periferia sud della città, e Mario Gennaro, esponente dei Tegano di Archi ma anche presunto capo di un'organizzazione criminale che aveva messo in piedi una rete illecita di scommesse on line per favorire la 'ndrangheta. Per la Dda reggina Suraci è un referente della cosca De Stefano-Tegano ma, finirà al centro delle indagini anche per la propria attività politica da consigliere della lista "Alleanza per Scopelliti" e per gli affari effettuati dai propri supermercati, con le aziende "Vally" e "SGS Group".

«Per quanto riguarda i supermercati sapevo che c'era Dominique Surace, Crocè, che erano sempre persone vicine alle cosche. Ora vi dico anche a quali cosche- dirà De Rosa alla Dda. Dominique Surace era con i Tegano. Poi c'erano Crocè che è stato immischiato con Dominique Surace, io so che era vicino ai Labate, lo so per certo, Crocè aveva anche il Bowling». Nelle udienze scorse poi il pm Musolino ha depositato nel fascicolo dell'accusa le dichiarazioni di Mario Gennaro.

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La sua conoscenza con Suraci sarebbe avvenuta per "ripulire" i soldi di una rapina. «C'erano dei soldi che erano seriali della rapina, in serie, imbustati, tutti nuovi, che puzzavano della Madonna», ha detto Gennaro all'Antimafia. Per questo, per ripulire gli oltre 900 milioni rubati l'allora giovane Gennaro si rivolge al suo mentore criminale, Franco Benestare, il quale – racconta il pentito - «mi disse: "parlane con Mario (Audino, boss di San Giovannello ndr) , vedi se Mario", comunque per fargliela breve, Mario mi indicò di parlare con Dominique». «Sapevo che potevo andare da 'sto Dominique e probabilmente, si poteva occupare di aiutarmi in questa cosa, cosa che fece».

Il collaboratore ricorda perfettamente quell'incontro. «Andai lì, gli dissi che avevo 'sta necessità che avevo 'sti soldi, sinceramente in quel momento non ci soffermammo sul... se sono della rapina o se erano di altre cose, vi dico la verità, non è che... non mi fece domande, no anche perché forse era assetato lui di soldi contanti, quindi non gliene fotteva niente».