"Meta": chiesta la scarcerazione del boss Giuseppe De Stefano

destefanogiuseppe500di Angela Panzera - Chiesta la scarcerazione per il boss di Archi, Giuseppe De Stefano. La richiesta è stata avanzata dal legale, Marcello Manna, alla corte d'Appello reggina presieduta dal giudice Giacobello. Il difensore sostiene che il Tribunale reggino di primo grado nel redigere le motivazioni della sentenza con cui sono stati condannato boss e gregari della 'Ndrangheta reggina, contengano molti passaggi in cui evincerebbe una sorta di sopravopponibilità con quanto scritto nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nel 2010 dal gip distrettuale. Il collegio giudicante infatti non può "entrare in contatto" con quanto scritto dal gip se non per quanto riguarda esigenze cautelari durante la celebrazione del dibattimento. Se la corte d'Appello dovesse accogliere l'eccezione sollevata dell'avvocato Manna si creerebbe un vero caos giudiziario. La sentenza per Peppe De Stefano sarebbe nulla e allora si dovrebbe eventualmente ricominciare tutto da capo. La corte d'Appello si è riservata sulla decisione che renderà nota nella prossima udienza fissata il 26 ottobre.

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Oggi nel frattempo il pm antimafia Giuseppe Lombardo ha chiesto la conferma della condanna per De Stefano e Pasquale Condello, alias il "Supremo". Nella prossima udienza toccherà al pg Giuseppe Adornato passare in rassegna le altre posizioni processuali e concludere la requisitoria con le conseguenti richieste di pena.

Il processo "Meta" si è concluso il sette maggio del 2014 quando il collegio presieduto da Silvana Grasso ha comminato 20 anni per Pasquale Condello, 27 anni per Giuseppe De Stefano, 20 anni ciascuno per Giovanni Tegano e Pasquale Libri. Pene esemplari per i quattro boss, ma anche per gli altri imputati 17 anni e 9 mesi per Cosimo Alvaro, il boss di Sinopoli giunto in città per controllare i locali della movida, 23 anni per Domenico Condello. detto "Gingomma", 21 anni per Antonino Imerti (cugino del "Nano Feroce"), 16 anni per Domenico Passalacqua, 10 anni per Stefano Vitale e 13 anni per Natale Buda, 16 anni per Umberto Creazzo, 23 anni per Pasquale Bertuca, 18 anni e 8 mesi Giovanni Rugolino, 3 anni e 6 mesi per Antonio Giustra, 3 anni per Carmelo Barbieri, 6 anni per Antonino Crisalli, 4 anni e 6 mesi per Rocco Palermo. Il Tribunale ha inoltre disposto un pagamento di due milioni di euro per le Istituzioni costituite parte civile e 500mila euro per l'associazione Libera.

Un processo nato dall'operazione del Ros dei Carabinieri, che scatterà nel giugno 2010.

Un'ipotesi investigativa (e poi accusatoria) ambiziosa: dimostrare come le principali cosche di Reggio Calabria – i De Stefano, i Tegano, i Condello e i Libri – si fossero trovate d'accordo nel comporre una sorta di direttorio, con a capo Giuseppe De Stefano, per gestire in maniera automatizzata (e indisturbata) il giro delle grandi estorsioni e dei grandi appalti. Sarebbero le "nuove regole" che proprio Peppe De Stefano, figlio di don Paolino, carismatico boss ucciso agli albori della seconda guerra di mafia reggina, avrebbe portato in città, per controllarne ogni respiro della vita sociale, economica e politica. Quattro grandi cosche che, dopo la mattanza scatenatasi dal 1985 al 1991, avrebbero trovato la pace, ma, soprattutto, sarebbero state in grado di guardare in faccia la modernità, dandosi un nuovo assetto.