20 anni di latitanza e omertà: catturato Ernesto Fazzalari

arrestofazzalariconfdi Claudio Cordova - E' passato in pochi secondi dal sonno alle manette dei Carabinieri. Finisce così, dopo 20 anni di ricerche, la latitanza di Ernesto Fazzalari, catturato all'alba a Molochio, in frazione Trepitò, dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati da operatori del Gruppo Intervento Speciale e dello Squadrone Cacciatori Calabria,

46 anni, di cui 20 trascorsi da ricercato. Fazzalari è accusato e condannato definitivamente per associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, porto e detenzione illegale di armi ed altro. Una lunga latitanza, in cui Fazzalari avrebbe continuato a restare operativo su un territorio difficile come quello di Taurianova e dintorni: da qui la scalata nelle gerarchie, che lo porrà al secondo posto dei ricercati per importanza e pericolosità dopo Matteo Messina Denaro.

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Un'irruzione velocissima quella aperta dal Gis dei Carabinieri, le "teste di cuoio" dell'Arma. Un'azione di stampo militare che ha posto fine alla latitanza di Fazzalari, irreperibile dal giugno 1996 allorquando si sottraeva all'arresto nell'ambito dell'operazione convenzionalmente denominata "Taurus". L'uomo è stato individuato all'interno di un'abitazione in un complesso di caseggiati a ridosso di impervia area aspromontana. Una zona di confine, che collega la Piana di Gioia Tauro alla fascia jonica, a luoghi chiave nella geografia 'ndranghetista come San Luca e Platì. Non un caso, probabilmente. Fazzalari, infatti, è ritenuto elemento di vertice dell'articolazione territoriale della 'ndrangheta operante prevalentemente a Taurianova, Amato e San Martino di Taurianova e con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre in ambito nazionale. Nonostante fosse in possesso di una pistola in ottimo stato, l'uomo, sorpreso nel cuore della notte, non ha opposto resistenza e, subito dopo l'irruzione degli operatori del GIS, ha fornito le proprie generalità lasciandosi ammanettare.

Si sentiva sicuro, Fazzalari. Così sicuro da trascorrere la latitanza insieme alla compagna, una donna di 41 anni arrestata al momento del blitz per procurata inosservanza di pena, concorso in detenzione di arma comune da sparo e ricettazione. Sicuro della protezione che un territorio in cui l'omertà regna sovrana e in cui lo Stato deve riappropriarsi della propria sovranità centimetro dopo centimetro. Proprio su questo puntano l'attenzione il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e l'aggiunto Gaetano Paci, coordinatore delle indagini che riguardano la 'ndrangheta dell'area tirrenica: "Lo Stato supera anche il silenzio della gente – ha detto Cafiero de Raho – ma adesso si può denunciare perché abbiamo dimostrato e stiamo dimostrando che non guardiamo in faccia nessuno". Il procuratore, infatti, ha sottolineato l'azione della Procura, che da mesi sta indagando e arrestando anche "colletti bianchi" che da anni condizionano la vita della provincia di Reggio Calabria: "E' importante che nella provincia di Reggio Calabria non vi siano più latitanti di grande livello" ha aggiunto Cafiero de Raho. Un pensiero condiviso dal procuratore aggiunto Paci, che definito l'operazione dei Carabinieri un modo di "ristabilire la sovranità dello Stato". "E' stata un'operazione da manuale, corale": così il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, ha espresso la soddisfazione per la cattura del boss Ernesto Fazzalari. Il comandante ha ricordato l'impegno "dell'Arma territoriale, dalla Stazione alla Compagnia, dal Comando provinciale sino a quello regionale, insieme ai carabinieri del Gruppo intervento speciale (Gis) e dei Cacciatori di Calabria". L'arresto di Fazzalari, conclude Del Sette, "è il coronamento di un'intensa e articolata attività di indagine efficacemente diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria".

Finisce così la lunga latitanza di un soggetto che appartiene al gotha della 'ndrangheta. Un killer spietato, protagonista della drammatica faida di Taurianova e capace, evidentemente, di controllare il proprio territorio anche rimanendo nascosto. Proprio sulla rete di protezione di Fazzalari e sulle sue ingerenze nella vita pubblica di quei luoghi, la Dda di Reggio Calabria continua a indagare.