Assedio civile al prossimo Consiglio Regionale

consiglioregionale palazzocampanelladi Claudio Cordova - Che facessero tutti in quel modo lo si capisce dal nome dell'inchiesta, "Erga omnes". Che non vi fosse alcun tipo di scrupolo, né di controllo, lo si evince invece leggendo le quasi 900 pagine firmate dal Gip Olga Tarzia. Che fosse un vero e proprio sistema, in cui – chi più, chi meno – un po' tutti si sono arricchiti, anche oltre gli accertamenti svolti dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, è testimoniato dal silenzio, assordante, da parte delle forze politiche coinvolte.

Sia del centrosinistra (a parte qualche risibile difesa del Governatore Mario Oliverio), sia, soprattutto, del centrodestra, che invece avrebbe dovuto cogliere l'occasione per colpire la maggioranza, nel momento di sua maggiore fragilità. E' la prova che tutti (o quasi) sono coinvolti, materialmente o moralmente. E che chi è rimasto fuori dallo tsunami scatenato dai pm Ottavio Sferlazza e Matteo Centini, preferisce non sfidare troppo la sorte, risparmiando il fiato per le preghiere di ringraziamento al Cielo per non essere (per ora) finito nei guai.

Con uno scenario così ridicolo e oscuro allo stesso tempo, non può che passare dalla sollevazione popolare (pacifica, composta, onesta) il recupero di un minimo di dignità da parte dei cittadini. Quei cittadini che hanno già offeso pesantemente sé stessi votando e rivotando personaggi indegni del ruolo istituzionale. Che li hanno ricercati, ossequiati, insigniti persino del ruolo (di carta, perché non previsto dalla legge) di "Onorevole". La vita, però, fornisce alla Calabria l'ennesima occasione per riscattarsi, per gridare in faccia al Palazzo tutta la propria rabbia.

Quell'occasione è la prossima riunione del Consiglio Regionale, che negli scorsi giorni verrà annunciata per il 6 luglio, ma che ora, alla luce del terremoto di "Rimborsopoli" i pavidi occupanti di Palazzo Campanella potrebbero far slittare nella speranza che, con il tempo, possano affievolirsi rabbia e indignazione.

E' proprio questo il pericolo che la Calabria deve scongiurare. Che dopo i primi giorni di sdegno e protesta per tutto quanto emerso dall'inchiesta (tralasciando il solito, odioso, peloso e penoso garantismo) ogni cosa possa tornare al proprio posto. Non è ammissibile che non vengano riconosciute più responsabilità e colpe morali ed etiche, ma che l'unico discrimine sia fornito dal fatto materiale, che spesso coincide con un reato. Non è ammissibile che l'unica differenza sostanziale sia individuata nel fatto di avere o non avere le manette ai polsi.

Anche i pochi onesti nei partiti hanno ampiamente dimostrato che l'ipocrita strategia del "cambiare le cose dall'interno" si è rivelata un totale fallimento. Perché per capire chi fossero gli impresentabili non era necessario attendere l'avvento di Procura e Guardia di Finanza. Ogni uomo e ogni donna può essere identificato grazie alla propria storia personale che, per alcuni dei soggetti coinvolti nell'inchiesta "Erga omnes" era già imbarazzante da tempo. E quando la parte buona non solo non riesce a isolare quella cattiva, ma, anzi, ne diventa di fatto complice non denunciandola, significa che la strada da percorrere è un'altra. Che una collettività può trovare gli anticorpi necessari per sopravvivere solo dentro di sé. Solo con una presa di posizione, non solo morale, ma anche fisica, il popolo calabrese potrà riabilitarsi, anche agli occhi dell'opinione pubblica nazionale, oltrepassando quel cono d'ombra informativo che da queste parti ingloba quasi tutto.

E allora la prossima riunione del Consiglio Regionale deve diventare l'occasione per un presidio fisico di Palazzo Campanella. Che sia il 6, il 7, l'8 o magari il 31 di luglio, il popolo calabrese deve necessariamente rispondere "presente". Con una presenza massiccia fuori dal Palazzo, reso ignobile dagli occupanti. Una presenza massiccia, ma allo stesso tempo apartitica. Senza bandiere, stendardi, drappi o qualsiasi altro cenno identificativo. Basterà la presenza, magari silenziosa. Sicuramente civile e onesta.

Non siamo mica consiglieri regionali.