“Al Comune di Melito non si muoveva foglia senza volere Iamonte”: De Rosa racconta

melitoportosalvocomunedi Claudio Cordova - "Remingo non mi diceva molto delle sue relazioni con il comune di Melito Porto Salvo e parlava poco in generale, ci capivamo anche solo con uno sguardo. B. V. [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO] Junior era più aperto e mi disse che al Comune, ma in generale a Melito non si mi muoveva foglia senza il volere di Remingo Iamonte. Diciamo che mi sono reso conto toccandola con mano della totale sudditanza comunale di Melito Porto Salvo nei confronti della famiglia Iamonte e di Remingo Iamonte in particolare. Loro non mi dicevano in che modo potevano contare su questa sudditanza del Comune, erano i fatti però a parlare". Non solo su Reggio centro. Le conoscenze criminali del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa sembrano non avere confini si spingono fino a Melito Porto Salvo. Le sue dichiarazioni sono infatti entrate anche nel procedimento "Ada", con cui i pm della Dda di Reggio Calabria, Antonio De Bernardo e Luca Miceli, hanno portato a giudizio l'ex sindaco di Melito, Gesualdo Costantino, tra i pochi ad aver scelto il rito ordinario, a fronte del grosso degli imputati che ha rimediato dure condanne nel giudizio abbreviato.

L'ex immobiliarista di Nino Caridi, nei mesi di collaborazione con la Dda di Reggio Calabria, ha già svelato molto delle dinamiche criminali della 'ndrangheta cittadina, anche alla luce della propria assidua frequentazione con gli ambienti del clan De Stefano, quello più inserito nella borghesia reggina. Ora, però, il suo patrimonio conoscitivo viene riversato anche per l'accusa alla famiglia Iamonte, che a Melito Porto Salvo avrebbe controllato ogni settore della vita politica, economica e sociale.

Un'esperienza, quella raccontata in vari verbali da De Rosa, che nasce già nel 2008, quando il giovane proverà a inserirsi nel mercato melitese, tramite un'agenzia pubblicitaria: "All'incirca nel 2008, tramite un mio amico a nome Giuseppe Surace e di suo padre Michele (il quale aveva aperto un punto SNAI nei pressi dell'ospedale di Melito Porto Salvo), conobbi Remingo Iamonte". Uomo forte della cosca, Iamonte avrebbe avuto una serie molto fitta di relazioni: "In pratica io avevo avuto dei rapporti di lavoro con Giuseppe Suraci nel settore pubblicitario e gli manifestai la mia intenzione di lavorare in questo settore anche in Melito Porto Salvo; così, lui mi disse che per aprire il punto SNAI a Melito aveva dovuto chiedere una "autorizzazione" a Remingo Iamonte e,che anche io per lavorare lì avrei dovuto fare lo stesso. Così fu il ed il padre mi accompagnarono a Melito da un tale Marco di cui non ricordo il cognome e questi mi portò presso una concessionaria auto sul corso Garibaldi di Melito dove incontrai Remingo Iamonte". Stando quanto dichiarato agli inquirenti Iamonte avrebbe imposto a De Rosa l'assunzione nella sua azienda di B. V. [OMISSIS DIRITTO OBLIO], ossia il fidanzato di una sua nipote: "Mi disse, in buona sostanza, che potevo venire a lavorare a Melito, aprire l'Agenzia, in cambio dovevo assumere l 'allora fidanzato della nipote (la figlia della sorella di Remingo), tale B. V. [OMISSIS DIRITTO OBLIO] cosa che io feci". E questo, ovviamente, in un territorio come quello di Melito Porto Salvo non poteva che provocare solo benefici all'attività commerciale: "Allora io ero l'unica agenzia pubblicitaria là ed era palese per dire che i lavori che dovevo,che si dovevano fare li dovevo fare io e basta se nonostante per dire io mi muovevo comunque sia me lo cercavo bene perché ero una persona abbastanza dinamica, il fatto che comunque sia ci fosse lui con me, Bartolino, e tutti sapevano che era il nipote di Ramingo o magari per dire Ramingo gli diceva a Bartolo digli, digli mandagli i saluti miei e infatti dove andavamo andavamo tutti quanti tipo facevano pubblicità, è stato un anno che ho guadagnato un sacco di soldi dottore" spiega De Rosa ai pm della Dda.

Rapporti molto fluidi quelli del collaboratore di giustizia, capace di spostarsi dal mercato immobiliare a quello pubblicitario, ma pensando anche ad altro: "Nel 2011 stavo concretizzando una mia idea relativa all'apertura di una fabbrica di patatine fritte nella zona di Reggio Calabria, ero, anche in contatto a tal fine con una ditta di Brescia la "Sgorbati Vegetec". Avevo individuato la zona di Saline Joniche come ottimale perché vicino alla città ma con un mercato più abbordabile (la locazione dei magazzini costava meno); all'affare era interessato anche Sonzogno. Io, anche per assolvere ad una sorta di obbligo di "informazione", diciamo per "togliermi il cappello", riferii le mie intenzioni sul punto a B. V. [OMISSIS DIRITTO OBLIO] Junior; questi mi disse che nel frattempo era uscito di carcere Carmelo Iamonte, che faceva, le "veci" del fratello Remingo, per cui bisognava parlare con lui. L'incontro con lui poi non ci fu, per indisponibilità in quel momento di Carmelo, ma B.V. [OMISSIS DIRITTO OBLIO] junior mi disse che su disposizione di Carmelo avrei dovuto parlare con un tale Saverio di Saline (ora non ricordo il cognome, ma era figlio della proprietaria del bar Europa a Saline), che sarebbe stato il mio 'punto di riferimento" a Saline, quindi avrei potuto portare avanti la cosa e poi, quando tutto sarebbe stato pronto, avrei di nuovo parlato con Carmelo Iamonte. (...) Così. incontrai questo Saverio che mi presentò tale Guarna che aveva un allevamento di pesci a Saline e quindi, disponeva di un magazzino. La trattativa andò avanti al punto che concludemmo e registrammo il contratto di locazione del magazzino". Una persona, "tale Guarna", che i Carabinieri identificano in Antonio Guarna, ex sindaco di Montebello Jonico. Il suo nome compare nell'informativa dei Carabinieri depositata nel procedimento "Ada", ma Il Dispaccio sottolinea come l'ex primo cittadino non sia indagato e che il riferimento operato non costituisca alcuna accusa nei confronti dell'uomo: Guarna sarebbe stato solo il proprietario dei locali che avrebbero ospitato l'industria, alimentare che De Rosa voleva impiantare. Infatti, Antonio Guarna è padre di Andrea, amministratore unico della "Orizon Maritimas Italia Società Agricola" a responsabilità limitata, che persegue l'obiettivo dello sfruttamento, della valorizzazioni e della promozione dei suoli e dei territori costieri e marini, nonché delle risorse ed infrastrutture idriche e marittime prettamente italiane, mediante lo svolgimento di attività agricole o agricolo-industriale. Agati, verosimilmente a titolo di corrispettivo svolto per l'attività di intermediazione, avrebbe riferito a De Rosa che andava corrisposta alla cosca Iamonte una "mazzetta" di duemila euro: "A quel punto questo Saverio disse che io avrei dovuto pagargli 2.000 euro al mese di "mazzetta" per conto della cosca Iamonte". Alla luce dei rapporti che De Rosa era riuscito ad instaurare con gli Iamonte, la richiesta estorsiva formulata da Agati venne inizialmente interpretata come un'iniziativa personale di quest'ultimo al punto che, sempre per il tramite di B. V. [OMISSIS DIRITTO OBLIO], venne nuovamente investito della questione Carmelo Iamonte: "A me sembrò strana questa richiesta, non ritenevo, dati i miei rapporti con gli Iamonte, di dover pagare questa somma e pensavo fosse in realtà una richiesta "in proprio" del Saverio, cosi gli dissi che ne avrei parlato con gli Iamonte e così feci, interessando come al solito . V. [OMISSIS DIRITTO OBLIO] Junior. Le condizioni imposte da Carmelo Iamonte prevedevano che De Rosa si obbligasse ad assumere presso la futura fabbrica Saverio Agati ed altre tre, quattro persone che gli sarebbero state indicate successivamente: "Questi poi mi disse che ne aveva parlato con Carmelo Iamonte, che non C 'erano questi problemi e che le disposizioni erano di'assumere il Saverio presso la nascente fabbrica e poi altre tre-quattro persone che avrebbero indicato loro".

Un affare che si bloccherà perché, nel frattempo, siamo nel 2014, De Rosa deciderà di iniziare a collaborare con la giustizia.

Ma nel racconto del collaboratore non potevano mancare esempi circa la capacità del clan Iamonte di "entrare" nel palazzo di città e, comunque, i riferimenti a una macchina amministrativa comunale che, dalle indagini, risulterà talmente inquinata da portare all'ennesimo scioglimento per 'ndrangheta del Comune, tornato al voto solo recentemente. Le parole di De Rosa tirano in ballo l'ex capo dell'ufficio tecnico melitese Francesco Maisano, e l'ex assessore con delega al bilancio, Giuseppe Latella: "Mi ricordo che quando a me mi servivano delle autorizzazioni per il piano pubblicitario da Melito lui mi mandò dall'ingegnere Maesano, forse Maisano non so ... aveva un' Audi, ... no mi sorprese per dire che anziché portarmi tipo andare io da lui è venuto lui da me e aveva una Audi ... una Audi A6 se non sbaglio". Nel corso dei vari verbali resi alla Dda, De Rosa è sempre più preciso: "Per quanto riguarda la cronologia degli eventi ora non ricordo se ebbi modo di parlare di questa vicenda prima con l'ingegnere Maisano ovvero con l'assessore Latella, ma sono sicuro che il piano pubblicitario mi fu materialmente consegnato dal Latella, mi pare in un secondo incontro sempre da solo con lui, nel senso che non c'era il Maisano. Nel corso del primo incontro sia io che il Latella facemmo esplicito riferimento all'interessamento di B. V. [OMISSIS DIRITTO OBLIO] e di Remingo Iamonte alla vicenda, a sostegno delle mie esigenze; in particolare il Latella mi disse che era stato contattato da B. V.[OMISSIS DIRITTO OBLIO] Junior per conto dello zio Remingo Iamonte: il Latella mi disse, quasi vantandosene, di essere benvoluto da Remingo Iamonte che lo portava "sul palmo della mano" (...) E che avrebbe risolto la questione, mettendo "Il comune a mia disposizione! Grazie all'interessamento di Remingo Iamonte, cosa che sottolineò chiaramente (...). In quella prima occasione ho esposto la mia idea al Latella e ho parlato della necessità di visionare il piano pubblicitario. Lui mi disse che si sarebbe mosso per venire incontro alle mie esigenze. Dopo qualche giorno si è di nuovo presentato in agenzia portandomi come ho detto l'originale del piano pubblicitario. Anche l'ingegnere Maisano è venuto personalmente in agenzia, anche se lui poi l'ho visto pure successivamente al Comune per delle delucidazioni, lui lavorava all'ufficio tecnico del comune di Melito". Maisano è tra gli imputati del procedimento ordinario, che vede alla sbarra i due ex sindaci di Melito Porto Salvo, Gesualdo Costantino e Giuseppe Iaria: "Il ruolo del Maisano fu soprattutto quello di aiutarmi nell'individuazione delle caratteristiche che dovevano avere i cartelloni per poter "rientrare" nelle previsioni delle piano pubblicitario comunale, su questo mi confrontai più volte con lui. Comunque non vi fu risposta formale dal Comune di Melito alla mia richiesta, maturato il silenzio-assenso cominciai già ad impiantare i primi cartelloni "pilota", poi mi resi conto che per quella che era la realtà di Melito Porto Salvo il numero complessivo di cartelloni che avevo impiantato era più che sufficiente (...) Maisano sapeva che l'originale del piano pubblicitario era in mio possesso, come lo sapeva anche un'altra funzionaria del Comune di cui ora no, ricordo il nome". Insomma, la vicinanza con Remingo Iamonte avrebbe aperto, per il tramite di Latella e Maisano, ogni porta del Comune a De Rosa: "Mi ha portato il piano pubblicitario originale del Comune, l'ha tolto dal Comune e me l'ha portato a me, l'ho tenuto io qualche due mesi dentro il cofano della Macchina", dirà alla Dda.

Dichiarazioni, quelle del collaboratore, che i Carabinieri provano a riscontrare, con circa 250 pagine di documentazione, relativa al narrato di De Rosa. Nell'informativa depositata agli atti del processo "Ada", i Carabinieri reggini scriveranno a chiare lettere che "le dichiarazioni del De Rosa confermano quanto già emerso nel corso delle indagini in ordine alla consolidata abitudine di amministratori e funzionari comunali di operare una gestione "familiare" del Comune di Melito Porto Salvo, totalmente incurante delle leggi vigenti".