"Ancora nessuna risposta", i genitori del piccolo nato morto all'Annunziata di Cosenza chiedono giustizia e verità

cosenza ospedaleÈ la storia di due giovani coniugi a cui un destino crudele ha tolto la felicità più grande: fare i genitori del loro figlioletto. La loro piccola creatura, per una colpa che si vuole accertare, è morto ancor prima di poter emettere un vagito: un bambino a cui è stato tolto il diritto alla vita, a crescere con il suo papà e la sua mamma.
La vicenda, che doveva essere a lieto fine, che invece ebbe un epilogo doloroso, iniziò in un freddo mattino d'inverno di pochi anni fa, quando una coppia di giovani sposi si recava all'Ospedale dell'Annunziata, per far nascere lì il loro primo figlio.
Il signor C. accompagnava la propria moglie, signora M., giunta al termine della gravidanza, presso il Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero di Cosenza. Giunti al reparto di Ginecologia e Ostetricia, dopo circa mezz'ora, la signora veniva visitata dal ginecologo di turno, che, tra l'altro, era la dottoressa che l'aveva seguita privatamente durante il periodo della sua gravidanza. La signora M. effettuava un'ecografia con cui si accertava che il battito cardiaco fetale era regolare e che il bambino godeva ottima salute. Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi, ma l'epilogo fu terribile.
Da allora in poi, infatti, la signora veniva abbandonata a se stessa, senza nessun controllo. Non veniva né sottoposta a tracciato cardiotocografico, né ad alcuna visita, nonostante le sue accorate richieste. Quel tracciato veniva eseguito soltanto dopo molto tempo, quando ormai il piccolo era morto nel grembo materno, non riscontrandosi più il battito del suo piccolo cuore, che mai più avrebbe potuto battere per le emozioni che la vita gli avrebbe potuto riservare.
I genitori del bambino denunciavano i fatti alla Procura della Repubblica di Cosenza, ma solo dopo numerose vicissitudini il caso veniva finalmente riaperto.

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A seguito di una reiterata richiesta di archiviazione dell'Ufficio di Procura, la coppia, tramite il loro legale di fiducia, avvocato Margherita Corriere, e il loro consulente romano, prof. Sergio Funicello, specializzato sia in medicina legale che in ostetricia e ginecologia, ha promosso opposizione all'archiviazione, in quanto vogliono che sia fatta concreta chiarezza su tutto l'accaduto e sulla tragedia di cui sono rimasti vittime insieme con la loro creatura.
I genitori del bimbo morto chiedono al Gip di ottenere giustizia, che siano compiute le idonee indagini e che sia eseguita la consulenza peritale da parte di un professionista specializzato in ostetricia e ginecologia, al fine di poter fornire le dovute risposte.
Quelle risposte che, ad oggi, non si sono avute. Secondo il consulente dei genitori, il prof. Funicello, visto che la signora M. aveva una gravidanza a rischio per trombofilia, reclama il fatto che occorreva un monitoraggio costante, da ottenere attraverso un tracciato cardiotocografico, al fine di cogliere immediatamente eventuali alterazioni del battito fetale o, in alternativa, l'espletamento immediato del parto con taglio cesareo.
Ma la condotta doverosa è stata omessa e il grave e inescusabile attendismo, oltre la ingiustificabile prolungata trascuratezza nei confronti della partoriente, lasciata in balia di se stessa, hanno causato il punto di non ritorno.
A un bel bambino è stato negato il diritto di nascere e di avere una sua vita.
Urge fare chiarezza, occorrono adeguate e accurate indagini per accertare i fatti e i responsabili. La giovane coppia, ancora chiusa nel suo dolore, aspetta fiduciosa, con il supporto del proprio legale e del proprio consulente, la decisone che il Gip Branda adotterà all'esito dell'udienza camerale del prossimo 20 novembre.