Rapporto Svimez, Berna (Ance): “Mezzogiorno a rischio desertificazione economica e sociale”

"La questione meridionale non è mai finita. La questione meridionale è ancora oggi, a oltre 150 anni dall'Unità d'Italia, la più grave emergenza dello Stato italiano. I rappresentanti della Calabria nelle istituzioni nazionali e regionali devono compiere un'assunzione di responsabilità perché la nostra terra, che cresce a un ritmo pari alla metà di quello della Grecia, di questo passo è destinata a 'staccarsi' dal resto del Paese". Con queste parole il presidente di Ance Calabria, Francesco Berna, interviene nel dibattito scaturito dagli ultimi dati del rapporto Svimez che fotografa, fra le altre cose, una Calabria alla prese con una crisi devastante che non sembra più arrestarsi.

"Fanno davvero spavento - prosegue Berna - i numeri relativi al pil pro capite e alla disoccupazione perché testimoniano l'esistenza, di fatto, di due realtà territoriali ormai completamente diverse e distanti fra loro. Il crollo degli investimenti (-38,1% in sei anni) nel Mezzogiorno, il reddito medio dei cittadini calabresi attestato a 15mila euro, pari al 41% della regione più ricca che è il Trentino-Alto Adige, il rischio povertà che colpisce un cittadino su tre in Calabria contro la media nazionale di uno su dieci, le catastrofiche analisi sulla situazione socio-economica segnano un solco sempre più profondo tra le due metà dell'Italia. Un Centro-Nord in ripresa in cui gli indici econometrici, sia pur in un contesto di generale difficoltà, fanno ben sperare per il futuro, e un Sud che negli ultimi quindici anni è rimasto inchiodato sulle proprie posizioni e in prospettiva condannato al sottosviluppo permanente. Ciò che più impressiona – evidenzia Berna – è la costante emorragia di risorse umane, specie fra i più giovani, che sta letteralmente depauperando un'intera area del Paese e la Calabria in particolare. Il progressivo calo demografico, che si accompagna a una inarrestabile emigrazione delle migliori intelligenze, appare eloquente in tutta la sua drammaticità. La nostra è una terra che sembra perdere attrattività non solo per i potenziali investitori che la snobbano, ma anche agli occhi dei suoi stessi figli. I cittadini calabresi, evidentemente, non riescono più a portare avanti progetti di vita e di lavoro in un contesto che non è in grado di offrire opportunità adeguate e in cui anche i servizi più basilari sono troppo spesso carenti o del tutto assenti. Ance Calabria non si stancherà mai di ripetere – sottolinea il presidente dei costruttori edili calabresi - nel quadro dell'incessante interlocuzione avviata con i rappresentanti istituzionali, che occorre attuare azioni e interventi immediati. Bisogna agire - evidenzia Berna - con estrema urgenza sul fronte degli investimenti infrastrutturali, per il rilancio di un programma in grado di far ripartire il tessuto imprenditoriale e accelerando sul versante dell'utilizzo dei fondi comunitari. Ai dati impietosi diffusi da Svimez, si affiancano quelli relativi ai settori produttivi di riferimento. In quest'ottica il nostro tessuto imprenditoriale deve fare i conti con un crollo degli appalti da oltre settecento milioni di euro nel primo semestre di quest'anno. Numeri che certificano una crisi ormai sistemica che attanaglia l'edilizia calabrese per cause riconducibili in larga parte alla malaburocrazia. E solo negli ultimi mesi sono state avviate le procedure per l'utilizzo di finanziamenti importantissimi, come quelli per il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, questioni di vitale importanza e su cui si misura anche il grado di civiltà di un Paese".

"Non dimentichiamo – aggiunge Berna – che il nostro territorio e più in generale la Calabria hanno ancora a disposizione nell'area industriale di Gioia Tauro una concreta e credibile possibilità di costruire una prospettiva di crescita economica e ripresa dei livelli occupazionali. Un sito che avrebbe tutte le potenzialità per fronteggiare le sfide dei mercati internazionali e proporsi come valore aggiunto per l'economia del Mezzogiorno e nell'ambito dello stesso sistema Paese. Su questi decisivi asset e su tutte le altre questioni ancora irrisolte, è necessario, però – conclude Berna - che la classe politica, regionale e nazionale, si renda protagonista di una nuova fase sul fronte programmatico e legislativo, capace di interrompere una spirale negativa che rischia di affossare definitivamente un intero territorio trascinando con sé il futuro di intere generazioni".