Scioglimenti Comuni per mafia, Zavettieri: "Siamo all'anno zero!"

"All'indomani della "Tavola Rotonda" svoltasi a Marina di Gioiosa Jonica sul tema: "Scioglimento dei comuni per sospette infiltrazioni mafiose", esprimo il mio punto di vista sullo "spinoso" argomento. Il primo rammarico, nonostante i buoni spunti forniti dai Sindaci Gianni Piccolo, Roberto Vizzari e Pietro Fuda, è che nessuno fra i primi cittadini e gli intervenuti abbia messo fermamente in discussione le legge sugli scioglimenti, così come negli ultimi due anni era emerso in varie assemblee pubbliche a tutte le latitudini della provincia, compresa l'assemblea dei sindaci della locride. Si è trattato, evidentemente, di accettare l'idea che la legge non si possa né modificare né tantomeno abrogare, eppure nel corso degli ultimi anni, soprattutto nel periodo in cui la questione in oggetto aveva raggiunto l'apice con lo scioglimento di Reggio Calabria, molti sindaci, politici ed opinionisti parevano propendere per il superamento di questa normativa. Il secondo rammarico è stato notare come l'organizzazione dell'incontro abbia escluso dagli interventi previsti una rappresentanza dell'Area Greacanica, territorio che vanta da un lato, all'interno della città metropolitana, pari dignità alle altre zone omogenee e dall'altro, purtroppo, detiene il primato per il maggior numero (in percentuale) di Comuni sciolti per mafia. Evidentemente, ragioni di opportunità hanno suggerito agli organizzatori di non consentire la possibilità di esprimersi anche a chi, probabilmente, seppur nel pieno rispetto delle altrui opinioni, avrebbe manifestato una sostanziale divergenza rispetto alle autorevoli relazioni che hanno dato l'avvio e di fatto la "linea" ai lavori. Mentre gli amministratori "eletti" devono affrontare quotidianamente una società che li individua quali responsabili di ogni problema presente nei comuni amministrati, in quasi tutte le realtà a gestione commissariale si registra una sostanziale battuta d'arresto soprattutto dal punto di vista economico. L'opinione pubblica, ancor prima del legislatore, non dovrebbe limitarsi a considerare, così come emerso dalla tavola rotonda, che i commissari prefettizi debbano solo esercitare il ruolo di "custodi" e garanti della legalità, dovrebbero semmai sentirsi rappresentati da commissari prefettizi che siano amministratori a tempo pieno. Non può passare l'idea che gli stessi non debbano avere pari responsabilità morali sol perché a differenza delle amministrazioni elette dal popolo, non hanno scelto di candidarsi! In tal modo sarebbe messo in discussione il principio del buon andamento della pubblica amministrazione, costituzionalmente volto ai criteri dell'efficacia e dell'efficienza. Se vogliamo operare una valutazione oggettiva, non possiamo prescindere da un "bilancio" della legge, dopo un quarto di secolo dalla sua istituzione. La domanda principale che ci dobbiamo porre è: "I risultati dopo i commissariamenti si possono definire risultati positivi? Nei comuni in cui le commissioni straordinarie hanno operato è stata ristabilita una sana vita democratica, sono stati attivati i circuiti della buona amministrazione? La risposta alle domande sembra fin troppo scontata. Fra le varie criticità che hanno influito negativamente sulla valutazione degli scioglimenti, come se quanto detto non bastasse, è emersa anche un'applicazione di questo "strumento" molto discrezionale da caso a caso, al punto che diversi scioglimenti sono stati annullati a vari livelli. In un sistema che ha registrato un numero così elevato di scioglimenti, un altro "effetto collaterale" degno di nota è l'utilizzo del personale prefettizio per funzioni straordinarie che evidentemente venendo sottratto dal ruolo ordinario non può più svolgere le importantissime funzioni di protezione civile, gestione delle emergenze ambientali, certificazioni antimafia etc. Molti altri sono i rilievi che su questo argomento si potrebbero evidenziare: la responsabilità degli uffici comunali, la formazione di uno specifico albo di professionisti per le gestioni commissariali, l'affiancamento dello Stato dal punto di vista economico, culturale e legalitario, etc., che necessariamente dovranno essere oggetto di futuri dibattiti. Per fortuna a promuovere un timido accenno di messa in discussione della normativa ci ha pensato nelle sue conclusioni il vice ministro Bubbico, proponendo un affiancamento dello Stato, alle amministrazioni comunali "candidate" allo scioglimento, senza sospendere "tout court" la vita democratica di una comunità! In conclusione va ricordato che tutte le misure a cui si dovrà lavorare non dovranno mai perdere di vista il motivo per cui il provvedimento è nato; si tratta di capire se l'obbiettivo a cui dobbiamo puntare è riavvicinare i cittadini alla sana politica ed alla buona pratica amministrativa o allontanarli per sempre!". Lo afferma in una nota stampa il consigliere provinciale di Reggio Calabria, Pierpaolo Zavettieri.