Consiglio regionale, avviate audizioni in IV Commissione per cambiare sistema impositivo dei Consorzi di Bonifica

Continua in Calabria la querelle che vede contrapposti migliaia di cittadini ai Consorzi di bonifica, oggetto del contendere: il sistema impositivo dei tributi consortili considerato "illegittimo ed aberrante". Riaccende i riflettori su questo dibattito il ciclo di audizioni riavviato dalla IV Commissione del Consiglio regionale per l'esame delle proposte di legge di iniziativa popolare dirette appunto a correggere il sistema tributario dei Consorzi di bonifica.

Ben quattro le proposte di legge presentate nel corso della passata legislatura e che andavano in questo senso. Due di iniziativa popolare, di cui una sottoscritta da circa 8000 calabresi e che doveva essere discussa e votata dal Consiglio entro 6 mesi dalla sua presentazione, discussione e votazione mai avvenute.

Durante l'audizione del 30 giugno 2015, i promotori ripercorrono le anomalie della riforma dei consorzi, per decenni caratterizzati da una preoccupante situazione organizzativa, economica e finanziaria. Criticità denunciate a più riprese tramite interrogazioni al Consiglio regionale, al Parlamento italiano, e con Laura Ferrara, al Parlamento europeo.

I proponenti evidenziano come in Calabria, avvisi e cartelle di pagamento vengono inviate ai proprietari di terreni, in base all'art. 23, lett. a), L.R. 11/2003 (tributo cod. 1H78), anche quando non ricevono alcun servizio o beneficio da opere o attività di bonifica. Numerosi i ricorsi alle Commissioni tributarie. Una delle tante sentenze che dà ragione ai ricorrenti (Sent. 538/12/13, CPT Cosenza, sez. 12) sostiene che i criteri impositivi indicati nelle lettere a) e b) dell'articolo 23 della suddetta legge, devono essere considerati congiuntamente e devono avere come presupposto il beneficio. L'imposizione basata sul solo criterio indicato dalla lett. a), dunque senza alcun servizio da parte dell'ente consortile, fa apparire il tributo generico, finalizzato al mantenimento della semplice struttura organizzativa di tali enti, e quindi, in definitiva, come strumento per battere "cassa", a prescindere se gli immobili consorziati ricevano o meno dei benefici. Nelle altre regioni italiane le leggi nella medesima materia prevedono espressamente che tutte le spese dei Consorzi di Bonifica, anche quelle generali di funzionamento per il conseguimento dei fini istituzionali (spese amministrative e organizzative come i costi di progettazione, di studi, di acquisto e d'uso di beni strumentali, retribuzione di personale ecc.) debbano essere ripartite tra le proprietà consorziate che ricevono un beneficio.

Ma i Consorzi di bonifica calabresi, a distanza di 12 anni dall'entrata in vigore della legge n. 11/2003, non hanno ancora dei piani di classifica regolarmente approvati, gli unici strumenti che consentono di individuare e quantificare i benefici che gli immobili traggono dall'attività di bonifica. Solo nel 2014 sono stati elaborati dai Consorzi, ma il giudizio dei promotori della modifica legislativa è stato negativo. "Quelli calabresi – affermano i consorziati - in larga parte risultano essere un copia-incolla di altri piani regionali e con essi si cercherebbe di bloccare la modifica dell'art. 23 della L.R. n. 11/2003, nonché di dare una copertura di legittimità ad un sistema che - ribadiscono i promotori - è ingiusto".

La Corte dei Conti, nella delibera 348/2007, Sezione Regionale di controllo per la Calabria, aveva evidenziato che "i compiti dei Consorzi di bonifica sono piuttosto sconosciuti alla stragrande maggioranza dei cittadini e spesso degli stessi consorziati: sono scarse le informazioni sulla loro natura, nonché sui compiti che sono loro affidati e, soprattutto, sull'attività che sono chiamati a svolgere". Un altro dato segnalato dalla Corte nella relazione è stata la "preponderanza della voce stipendi rispetto alle risorse trasferite dalla Regione Calabria per progetti vari presentati dagli stessi Consorzi di bonifica". Il quadro non è cambiato molto da allora. Ad oggi si chiede maggiore trasparenza rispetto all'azione dei Consorzi di Bonifica. Si chiede di conoscere nello specifico i loro compiti, lo statuto, l'impiego delle risorse, bilanci, nomi delle persone che compongono gli organi di gestione, criteri di calcolo dei contributi, piani di classifica, assunzioni (diverse sono state le inchieste giornalistiche e della magistratura sul tema) appalti. Maggiori informazioni dunque, magari acquisibili attraverso siti web ben strutturati.

Per il momento, il Presidente della IV Commissione del Consiglio regionale, Nicola Irto, ha deciso approfondire la questione con i rappresentanti della Giunta regionale e con gli organismi interessati, mentre i promotori della proposta di legge di iniziativa popolare auspicano che il termine di sei mesi previsto dalla legge per la discussione finale in Consiglio, venga rispettata.