L’altra faccia di “Rimborsopoli”: la gestione virtuosa di Gianpaolo Chiappetta

chiappettagiampaolodi Claudio Cordova - Visto il suo predecessore alla carica di capogruppo del Popolo della Libertà, l'ex assessore regionale Luigi Fedele, per Gianpaolo Chiappetta fare un figurone nella gestione dei rimborsi del Consiglio Regionale poteva sembrare quasi una passeggiata. Il suo operato, tuttavia, viene positivamente sottolineato nelle carte con cui il Gip di Reggio Calabria, Olga Tarzia, accogliendo le tesi dei pm Ottavio Sferlazza e Matteo Centini, ha stroncato una larga fetta della classe politica calabrese.

Chiappetta verrà inizialmente iscritto nel registro degli indagati e interrogato a metà del 2013 riuscirà (a differenza della totalità dei suoi colleghi) a spiegare ai magistrati il proprio metodo nella gestione dei fondi pubblici: "Ho ritenuto di assumere . .. questo è il mio terzo mandato da consigliere regionale e quindi .. . ho anche dimestichezza con un minimo di legge quindi normative etc etc. .. ho ritenuto di assumere una serie di iniziative cartacee, vale a dire comunicazioni ai colleghi, naturalmente tutto documentato, io poi gliene fornisco copia, in base alle quali ho detto "cari colleghi tenete presente che la legge di riferimento è la legge del 2002, in base a questa naturalmente le spese che possono essere oggetto a rimborso vanno catalogate A, B, C, D etc etc . .. fate attenzione a questa cosa qui perché è assolutamente necessario che non si possa derogare" pur essendoci anche in passato, procuratore, una interpretazione ampia del concetto di rimborso tanto è vero che a mio parere la indefinitezza di questo concetto, vale a dire del discorso delle somme, come dire, ampie nel rimborso, ha dato la necessità, ho detto prima e mi piace ribadirlo, ad una modifica della legge che è stata quella che poi è stata introdotta con la legge I del 2013".

All'atto del proprio insediamento, Chiappetta ha intrapreso dunque una serie di iniziative, ovvero comunicazioni ai dipendenti consiglieri, finalizzate a regolamentare la gestione del gruppo P.D.L. Nel periodo della sua gestione, ha fatto predisporre al collaboratore/consulente Mario Leporace, della modulistica per far assumere ad ogni collega consigliere la responsabilità sulle spese di cui si andava a chiedere il rimborso.

L'inerenza della spesa veniva vagliata dal suo consulente contabile in ragione del vigente quadro normativo, il quale delibava l'inerenza della spesa, nonché, se ritenuta valida, provvedeva alla successiva diretta liquidazione della somma richiesta a rimborso.

Insomma, dopo l'allegra gestione di Luigi Fedele, Chiappetta avrebbe almeno tentato di riportare decoro rispetto ai comportamenti dei colleghi, "richiamandoli all'ordine" anche per iscritto, come confermano le carte d'indagine. Con note a sua firma ha più volte sollecitato i consiglieri appartenenti al Gruppo PDL ad assumere un atteggiamento più collaborativo relativamente alle modalità di richiesta di rimborso per "spese istituzionali". Carte, quelle fornite da Chiappetta che per gli inquirenti indicano "da un lato, del fatto che il Fedele avesse una gestione spregiudicata e criminale dei fondi del Gruppo, concorrendo con il Nucera Giovanni nell'appropriazione degli stessi e, dall'altro lato, di come fosse ben chiaro a tutti i consiglieri quali fossero le spese marcatamente inconferenti con le finalità istituzionali".

Chiappetta, dunque, avrebbe improntato la propria gestione in termini completamente diversi da quelli del proprio predecessore. Per lui, infatti, la Procura avanza richiesta di archiviazione: "In questo senso, anche a fronte di qualche sbavatura(che, comunque, valutata alla luce della contegno tenuto dal consigliere in parola nella gestione dei fondi del Gruppo fa ritenere assente l'elemento soggettivo di cui al del itto di peculato), la gestione del Chiappetta appare quale vero e proprio paradigma di una gestione corretta ed in buona fede del denaro pubblico, da contrapporre alla gestione dissennata e criminale posta in essere dal Fedele".

La magistratura arriva dunque a rilevare che Chiappetta "ha improntato la propria gestione dei fondi del Gruppo PDL ad una logica di correttezza e trasparenza".

Gianpaolo Chiappetta, dunque, appare come l'altra faccia di "Rimborsopoli". L'altra faccia della politica calabrese, rispetto a quella avida e cialtronesca della maggioranza dei consiglieri regionali: "Ed infatti, dagli atti acquisiti, ad esempio, si ricava che le spese che il consigliere metteva a carico del Gruppo venivano rigorosamente limitate a quelle sostenute per la propria persona. In questo senso emblematico appare l'addebito al gruppo degli scontrini per i "pasti personali" in misura della frazione corrispondente alla propria parte laddove evidentemente il documento di spesa riguardava un pasto o una consumazione fruita insieme ad altri soggetti. Tale contegno rappresenta sostanzialmente un unicum nella gestione dei predetti fondi, atteso che nella quasi totalità dei casi sono stati addebitati ai Gruppi di appartenenza i costi delle consumazioni per intero" è scritto nelle carte d'indagine.

Il capogruppo del Pdl introdurrà anche una prassi virtuosa di liquidazione dei rimborso, avendo fatto predisporre un modello di richiesta di rimborso dettagliato, come è dato evincere dagli atti cui allegare i documenti di spesa relativi (il che permetteva di contestualizzare le diverse spese e di ricondurre a determinati eventi o incontri documenti di spesa altrimenti anonimi).

Dagli atti emergerà come Chiappetta sia di fatto l'unico ad aver documentato tale circostanza invero più volte vagamente allegata dai diversi capigruppo interrogati - aveva rifiutato di erogare i fondi del Gruppo PDL in favore di un'iniziativa riguardante il gruppo politico Giovane Italia, ritenendo tale iniziativa di natura squisitamente politico/partitica e quindi non tale da poter essere finanziata dal Gruppo PDL: "Quanto attuato dal Chiappetta appare pertanto un modello ponderato di utilizzo e rimborso delle spese in cui si imponeva al singolo consigliere la responsabilità politica delle iniziative assunte".

C'è anche una politica che non ruba. Forse la notizia più sensazionale dell'inchiesta "Erga omnes".