Scioperano i giudici onorari: la giustizia si ferma

togadi Claudio Cordova - Di "onorario" hanno solo la definizione. In realtà, sono giudici che operano in tutti i tribunali d'Italia e che sorreggono sulle proprie spalle gran parte dei processi che si celebrano ogni giorno, davanti al Giudice Monocratico e al Giudice di Pace. Da oggi, e fino al 24 ottobre, hanno scelto di fermarsi. Sono i Giudici Onorari di Tribunale (GOT) e dei Vice Procuratori Onorari (VPO). Si sono recati in aula, come ogni giorno, ma questa volta hanno dismesso la toga, dichiarando il proprio sciopero: "I Magistrati Onorari Italiani si astengono per sollecitare una riforma dignitosa che possa finalmente garantire, a tutti coloro che ogni giorno -apparentemente in veste onoraria- amministrano la Giustizia in nome del Popolo Italiano, continuità negli incarichi e retribuzioni certe e dignitose" è la dichiarazione che hanno fatto mettere a verbale astenendosi dalle udienze, che da oggi e fino al 24 ottobre verranno rinviate.

Una mobilitazione promossa da ANMO, CONAMO, FEDERMOT e MOU che, preso atto dei contenuti dell'audizione del Ministro della Giustizia Andrea Orlando in Commissione Giustizia del Senato della Repubblica il 23 aprile scorso relativa alla riforma della magistratura onoraria e ritenuto che tali contenuti siano stati in sostanza confermati nel corso della riunione tenutasi il 29 agosto 2014 presso il Ministero della Giustizia hanno scelto di mettere in campo una protesta che rischia di paralizzare per i prossimi quattro giorni la Giustizia italiana.

Davanti ai Tribunali Monocratici e ai Giudici di Pace, infatti, si celebrano ogni giorno migliaia di procedimenti: un numero di gran lunga superiore rispetto a quelli tenuti davanti ai Tribunali Collegiali. Si pensi che nel solo Tribunale di Reggio Calabria ogni giorno sono a decine i procedimenti in questione.

Insomma, l'80 o il 90% della mole di procedimenti.

Dalla loro parte si è schierato anche il notissimo magistrato Armando Spataro, per anni impegnato nella lotta alla mafia e al terrorismo e oggi procuratore capo di Torino: "E' arrivato il momento per l'Associazione Nazionale Magistrati di scendere decisamente in campo al fianco della magistratura onoraria! Lo chiedo formalmente come iscritto all'Anm e come Procuratore della Repubblica di Torino. Del resto questa è da tempo la linea della procura di Torino, dove è il dottor Vincenzo Pacileo che ha preso a cuore il rapporto con i Vpo, il cui contributo è essenziale per il funzionamento della giustizia.

Come sappiamo, sono tante le riforme del "settore — giustizia" messe in campo o in cantiere dall'attuale Governo... Ne abbiamo discusso e ne discuteremo ancora. Ma cerchiamo di guardare anche al di là dei problemi già noti ed affrontiamo quelli strutturali, pur se meno conosciuti! Mi riferisco ai problemi della magistratura onoraria: parlerò soprattutto dei Vice Procuratori Onorari (che meglio conosco), ma credo che identici discorsi valgano anche per i Got. Da circa 3 anni vivo e lavoro avendo affianco i Vpo: l'ho fatto per più di un anno a Lodi nel campo penale, poi a Milano nel settore civile, infine a Torino da pochi mesi, sia nell'uno che nell'altro settore. Ho conosciuto persone stupende sul piano umano, ansiose di servire le istituzioni e di far crescere la loro professionalità, pazienti nel tollerare che — talvolta anche dai magistrati togati — non sia rispettata fino in fondo la loro dignità e compreso il loro ruolo. Sono nostri colleghi ed ogni Procuratore potrebbe confermare che le Procure, piccole, medie o grandi che siano, potrebbero chiudere senza il loro apporto. Devo dire, allora, che condivido le loro rivendicazioni e il non accontentarsi — da parte dei tanti che lavorano ormai da una vita al nostro fianco — della ulteriore reiterabilità dei mandati quadriennali (per soli altri tre mandati, poi il nulla, dopo decenni di impegno per la giustizia) senza che sia loro riconosciuto il diritto di lavorare con serenità e di esercitare con dignità le loro funzioni in nome dello Stato, fino all'età pensionabile: immagino quanto sia dura la prospettiva di un gravoso impegno per venti/trent'anni per far fronte a problemi non risolti per poi trovarsi di colpo "in strada", senza diritto ad un trattamento pensionistico. Che senso ha una riforma consistente in una maxi proroga di 12 anni a diritti zero, a costo zero per tutti, ma non per loro, i magistrati onorari, destinati ad una vita da precari, ad una maturità da disoccupati e ad una terza età molto difficile? Né serve attenuare il regime delle incompatibilità allo scopo di garantire loro altri introiti, poiché è noto che la stragrande maggioranza dei magistrati onorari non pratica la professione forense. I magistrati onorari hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione in vista di una astensione dalle udienze dal 20 al 24 ottobre: lo farei anche io se fossi uno di loro. E comunque, se lo vorranno e se non interverranno novità, sarò al loro fianco per illustrare pubblicamente la irrinunciabilità del loro lavoro al nostro fianco. Spero e chiedo che l'Anm faccia sentire la sua voce anche su questo tema. Spero e credo in un intervento del Governo in armonia con l'articolo 110 della Costituzione: "Ferme le competenze del Csm, spettano al Ministro della Giustizia l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia".

Insomma, per molti è una battaglia di civiltà e di rispetto della dignità verso uomini e donne che, ogni giorno, portano sulle spalle il peso della Giustizia, arrivando a occuparsi di casi delicati, che implicano reati puniti fino a dieci anni di reclusione. Una Giustizia che, in Italia, funziona sempre meno. Per questo la protesta, a Reggio Calabria come altrove, ha avuto grande seguito.

I Giudici Onorari ritengono del tutto insufficiente, incoerente e inefficace l'approccio programmatico del Governo sulle criticità giudiziarie che affliggono il Paese e completamente trascurata o sottostimata la loro incidenza negativa sia sull'economia reale del Paese sia, di riflesso, sugli equilibri economico-finanziari dei bilanci pubblici. Chiedono quindi il riordino delle funzioni e dell'ordinamento della magistratura onoraria di tribunale, nel rispetto delle prerogative esclusive della magistratura di ruolo, così come individuate dalla Costituzione, e in coerenza con gli obiettivi di rilancio della giustizia ordinaria e di tutela del personale della magistratura onoraria incaricato dell'esercizio di funzioni giurisdizionali, mediante la previsione di un regime transitorio che includa la stabilizzazione dei magistrati onorari già in servizio sino all'età pensionabile, attraverso forme meglio individuabili nelle debite sedi istituzionali.

Insomma, svolgono, in tutto e per tutto, la funzione di magistrati togati, senza averne però gli stessi diritti. Per questo, con l'eclatante protesta auspicano un riordino della categoria che consenta di soddisfare la domanda di giustizia degliutenti, rispettando al contempo le disposizioni costituzionali stabilite a tutela deilavoratori e dell'indipendenza del personale magistratuale, segnatamente dagli artt. 36 e106 della Costituzione Italiana, nonché i principi enunciati nella Raccomandazione suigiudici approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa CM/Rec(2010)12del 17 novembre 2010, accordando ai giudici onorari di tribunale e ai vice procuratorionorari le più ampie competenze in materia di azzeramento dell'arretrato.

Una protesta su cui i GOT e i VPO non transigono, subordinando solamente l'eventuale revoca dell'astensione, in attesa della riforma organica, alla immediata previsione della continuità degli incarichi giudiziari conferiti ai magistrati onorari sino al raggiungimento dell'età massima per l'accesso alle funzioni di giudice ausiliario presso le corti d'appello (attualmente fissata a 75 anni); del superamento del sistema di retribuzione a cottimo, specialmente se riformulato in termini non dignitosi e non funzionali al raggiungimento di non meglio precisati obiettivi e standard di produttività, e riconoscimento di un trattamento economico, assicurativo e previdenziale non inferiore a quello riconosciuto ai magistrati di ruolo di prima nomina, nel quale siano retribuite tutte le giornate di effettivo lavoro, anche al di fuori delle udienze, per lo studio delle cause e la redazione di sentenze, ordinanze, decreti, atti di indagine, richieste, pareri e altri provvedimenti giudiziari.