I test Invalsi confermano la precarietà della scuola calabrese

scuoladi Guido Leone* - Almeno alle elementari i nostri allievi si fanno notare nel contesto nazionale. Parlo dei recentissimi esiti delle rilevazioni Invalsi, i test che misurano il grado di apprendimento degli studenti delle scuole elementari, medie e superiori relativamente ad un campione di quasi due milioni e 300mila studenti italiani.

I ragazzini calabresi della primaria, insomma, mostrano una conoscenza dell'italiano e della matematica analoga ai loro coetanei del nord.

Non così, purtroppo, se si analizzano i risultati riportati dagli allievi della scuola media e della scuola superiore ancora molto distanti dalla media nazionale.

Ma scendiamo nei particolari partendo proprio dal settore dove i risultati sono positivi, la primaria. Fissata la media nazionale a quota 200 punti per tutte le classi, nelle seconde classi per l'italiano siamo a 199 punti e nelle quinte pari alla media e superiori di 9 punti alla media Sud che è di 191.

Per la matematica , nelle seconda classe, siamo uguali alla media nazionale che, però,nelle quinte classi superiamo di ben quattro punti , sopravanzando di 10 la media del Sud e delle isole. Primi, insomma, al Sud e al quinto posto in Italia in compagnia della Liguria.

Una ottima performance,comunque , in tendenza negli ultimi anni ad una crescita continua.

Non così si può dire, per la scuola media, testata nelle classi del terzo anno. dove il gap invece diventa imbarazzante. In italiano siamo di undici punti inferiori alla media nazionale che è sempre di 200 e risultiamo penultimi nel Paese. Dopo di noi la Sicilia.Ancora peggio in matematica, con 180 punti, 20 in meno rispetto alla media nazionale e ultimi nella graduatoria delle regioni.

Non vanno meglio le cose negli ultimi due ambiti testati dall'Invalsi, e cioé la scuola superiore. Per le seconde classi in italiano siamo a 188 punti, dodici in meno rispetto alle media nazionale e ultimi nel Paese in compagnia della Sicilia. In matematica il punteggio è di 189, undici in meno della media nazionale e risultiamo quartultimi nella graduatoria delle regioni.

L'indagine 2014 conferma anche la differenza di prestazioni tra licei, istituti tecnici e professionali, a vantaggio dei primi. Così come la differenza tra maschi e femmine e alunni stranieri e italiani, con questi ultimi in vantaggio rispetto ai primi.

Diciamo che i risultati non sono una novità per la Calabria. Da tempo si ripetono per giunta suffragati anche dagli esiti dell'altra indagine internazionale, quella OCSE PISA che testa le competenze degli studenti 15enni nella comprensione della lettura, nella matematica e nelle scienze.

L'Italia è complessivamente al di sotto della media Ocse e , all'interno del nostro Paese, la Calabria è la regione italiana a conseguire i peggiori risultati.

In Matematica , a fronte di un punteggio medio Ocse di 494 e medio italiano di 485, la Calabria ultima si ferma a 430, 110° posto nella classifica internazionale con un valore simile al Kazakistan.

Nelle Scienze, fanalino di coda ancora una volta la nostra regione, al 113° posto con 431, valore simile al Costa Rica, a fronte di una media Ocse di 501 e nazionale italiana di 494.

Infine, nella Lettura, le cose non cambiano, la Calabria si trova al 117° posto con punti 434, di molto inferiore alla media Ocse, 496, e italiana , 490.

E' una Italia che procede a due velocità. Riemerge allora in tutta la sua drammatica evidenza l'urgenza di rimettere al centro dell'attenzione politica e dei nostri 'governanti' l'istruzione e la formazione come emergenza sociale per il sud e la Calabria in particolare.

Il gap alle elementari è superato e la Calabria diventa direi virtuosa. Ma la maglia nera ancora la regione la sta indossando per la media e il superiore per le competenze studentesche. E mentre il presidente della Regione Veneto esulta per i successi di quella scuola, dalle nostre parti tutto tace. Nessun commento ai vari livelli di responsabilità, regione,province, comuni, che pur istituzionalmente concorrono con la scuola ai processi formativi. Come se niente fosse. Tutti zitti. Eppure emerge in maniera chiara e inequivocabile che la scuola media resta l'anello debole del sistema e che il "buco" diventa una voragine nel biennio delle superiori. Basta correlare questi risultati con il numero di studenti bocciati, la quantità di ragazzi promossi con debiti formativi,il tasso di dispersione scolastica,i risultati negativi dei ragazzi che ripetono per capire la gravità del problema. Per non dire che almeno il 40% degli studenti di terza media esce dall'esame di stato col giudizio di sufficiente che nasconde gravi lacune ed un percorso estremamente inadeguato. E non è un mistero che la maggior parte di questi ragazzi si iscrive agli istituti professionali dove si raggiungono punte notevoli di bocciatura. Insomma un quadro complessivo che richiede cambiamenti ed in prima battuta un piano di formazione diffuso e efficace legato alla valorizzazione professionale dei docenti. Perché senza di loro è impossibile cambiare il metodo con cui si lavora all'interno della scuola.

Assumere il tema dell'eleva­mento del grado di istruzione dei nostri cittadini, dei nostri giovani e dei nostri ragazzi credo che sia una questione che ha molto a che fare con i programmi di sviluppo di una regione che vuole superare il proprio ritardo, che vuole fare i conti con le proprie risorse e che vuole mettersi alle spalle la dimensione assistita dello sviluppo. Credo, quindi, che questa non possa che diventare una priorità fondamentale per la Regione Calabria e degli altri territoriali a cascata.

E lascino stare la retorica sulla "scuola 2.0", i tablet e quant'altro, non è con la informatizzazione che si risolvono i problemi del sistema educativo calabrese. Naturalmente ovvio che i computer servono, ma la qualità del sistema di istruzione in Calabria esige ben altro. Perchè i risultati Invalsi che Ocse vedono di continuo, per esempio, migliorare le competenze dei giovani del Nord-Est, collocandosi ai vertici della classifica dei Paesi UE? Questo non ha a che fare di sicuro con le leggi elaborate dal Ministero della P.I. o dal Parlamento. Ha a che fare con il dinamismo, la vitalità e l'impegno di quelle Regioni e di quelle province. Ha a che fare con il capitale sociale e professionale di quelle scuole. E' anche per questo che la Calabria si trova al fondo delle classifica internazionale.

Allora penso che il protagonismo dei nostri enti locali debba essere più accentuato e debba proporsi in termini di forte comple­mentarietà, finalizzando meglio, per esempio, l'uso in primis dei fondi strutturali europei alla preparazione professionale del personale direttivo e docente della scuola, insomma ad un obiettivo di qualità che abbia a che fare con l'istruzione, con il sapere, con la cultura dei nostri cittadini.

*Già Dirigente tecnico USR Calabria