Mobilitazione regionale Coldiretti, 8 mila firme per difendere settore: c’è anche Oliverio

Sono oltre ottomila le firme, le prime quella del presidente della Regione Mario Oliverio e del presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, di condivisione al "Manifesto sull'Etichettatura" elaborato da Coldiretti per la tutela e difesa del Made in Italy nel settore agroalimentare. La sottoscrizione del documento è avvenuta a Cosenza in occasione dell'iniziativa "Fattoria Campagna Amica" allestita dalla Coldiretti in Piazza dei Bruzi. Hanno firmato il "manifesto" anche i consiglieri Arturo Bova, Franco Sergi, Carlo Guccione e D'Acri e tanti altri rappresentanti istituzionali ad ogni livello, di agricoltori, cittadini-consumatori, rappresentanti di associazioni culturali, dei consumatori e scientifiche. "La conferma della valenza della mobilitazione - è scritto in un comunicato di Coldiretti - che chiede l'indicazione di origine del prodotto agricolo in etichetta da subito nel latte a lunga conservazione e nei prodotti della filiera lattiero casearia, viene dall'adesione di importanti e primarie imprese del comparto tra le quali Assolac, Fattorie della Piana, Cooperativa Campotenese, Casearia Silana, Vallefiore, Caseificio del Fullone, Caseificio Eredi Serra, Caseificio Paese". "Questa è la prova provata - ha detto Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria - che l'etichettatura è il valore aggiunto per assicurare reddito agli agricoltori, garantire l'occupazione ed evitare la chiusura delle imprese agricole. Pur consapevoli delle difficoltà dell'agricoltura di fare reddito, Coldiretti ha un concreto sguardo di prospettiva e parte dai punti di forza del settore. La nostra agricoltura, è la piu' green d'Europa con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp),(in Calabria 15) il divieto all'utilizzo degli ogm e il maggior numero di aziende biologiche (la Calabria è la seconda regione), ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5)". "Non c'è piu' tempo da perdere e occorre rendere anche finalmente pubblici - sostiene ancora Molinaro - i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri. Bisogna liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale, ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini".